Il vescovo di Trieste Trevisi: «Società anestetizzata e stordita dal consumismo»
Alla messa di Natale di mezzanotte nella cattedrale di San Giusto il presule invita alla fraternità e lancia un monito sulla competitività nel mondo dell’economia
Il vescovo Enrico Trevisi, ieri sera martedì 24 dicembre, ha celebrato la messa notturna in cattedrale a San Giusto. Erano presenti anche i rappresentanti delle comunità ortodosse: il vescovo Andreja, padre Gregorio e padre Rasko.
«Il nostro ritrovarci insieme a pregare è un segno di Dio ed è profezia di fraternità per il mondo», ha affermato Trevisi rivolgendo loro un saluto, per poi ricordare la visita di Papa Francesco dello scorso 7 luglio a Trieste: «Abbiamo bisogno dello scandalo della fede, ci aveva detto il Papa. Non abbiamo bisogno di una religiosità chiusa in se stessa - le sue parole - che alza lo sguardo fino al cielo senza preoccuparsi di quanto succede sulla terra e celebra liturgie nel tempio dimenticandosi però della polvere che scorre sulle nostre strade. Abbiamo bisogno dello scandalo della fede, una fede radicata nel Dio che si è fatto uomo. Il Papa ha parlato dello scandalo della fede che è anche in un Dio che si è fatto uomo, e dunque bambino, piccolo, vulnerabile. Guardando a questo Dio che si è fatto bambino capiamo cosa vuol dire una fede che entra nella storia, che accarezza la vita della gente, che risana i cuori spezzati, che diventa lievito di speranza e germe di un mondo nuovo».
E, ancora: «Davanti al presepio comprendo che l’incarnazione del Figlio di Dio rivela che questa umanità fragile è nel cuore di Dio. E noi siamo chiamati alla rivoluzione dell’amore: non la ricerca dei falsi idoli, ma l’imparare dal Dio che ha assunto la carne umana. E si tratta di una fede sveglia, inquieta, capace di prendersi rischi. Così ha proseguito il papa - ha rimarcato il vescovo - è una fede che sveglia le coscienze dal torpore, che mette il dito nelle piaghe, nelle piaghe della società – ce ne sono tante –, una fede che suscita domande sul futuro dell’uomo e della storia; è una fede inquieta. Auguro a tutti l’inquietudine di una fede che sa porre le domande giuste sul futuro dell’uomo e della storia e anche sul futuro di ciascuno di noi».
Il Papa dice: «una fede inquieta che aiuta a vincere la mediocrità e l’accidia del cuore, che diventa una spina nella carne di una società spesso anestetizzata e stordita dal consumismo. Guardo al mistero di Dio che si fa uomo e mi sveglio dal torpore del consumismo e dalla pigrizia del cuore. E mi domando: come sto vivendo? Che posto ha Dio nella mia vita? Il Dio che si fa piccolo e fragile quando invece spesso siamo attratti dal volerci imporre gli uni sugli altri, anche in famiglia, anche nelle comunità, anche nelle classi e nei luoghi di lavoro.
La competizione diventa una gara continua che distrugge la fiducia, che impone di vedere l’altro come un avversario, un nemico. E poi evadiamo dall’ansia di prestazione e competizione nello stordimento del consumismo… che lo abbiamo degradato a droga leggera, accettandolo come inevitabile per far girare l’economia: ma di fatto ci ha anestetizzato il cuore. Pensiamo alla gigantesca differenza tra quanto sprechiamo nel consumismo - ha osservato Trevisi - rispetto alle briciole che diamo in carità».
Questa mattina di oggi mercoledì 25 dicembre il vescovo celebra la messa di Natale in Cattedrale. Subito dopo prenderà parte al pranzo dei poveri organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio al Generali Convention Center in Porto Vecchio.
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