Via Romagna ostaggio di buche e scavi infiniti Residenti in rivolta

Lo sfogo degli abitanti per la strada dissestata. «Vivere qui  significa correre rischi ogni giorno. Ma il Comune ci ignora»
Lasorte Trieste 08/10/20 - Via Romagna, Lavori
Lasorte Trieste 08/10/20 - Via Romagna, Lavori



Tratti di strada completamente dissestata, buche causate dal cedimento del porfido, piccoli cantieri iniziati e mai finiti. È quanto accade in via di Romagna, stretta - e trafficatissima - arteria che dal centro città si inerpica verso il colle di Scorcola e via Cantù. Una zona dall’estrema densità abitativa, i cui residenti sono ormai esausti per il completo abbandono in cui versa la via.

«Vivere qui ormai equivale fare ogni giorno la Parigi - Roubaix - esclama Piero, che abita nella parte superiore della strada - con la differenza che qui si rischia la pelle vista la pendenza». Perché è sufficiente affrontare il martoriato percorso con lo scooter, magari in un giorno di pioggia, per trovarsi con molta facilità a terra.

La “via crucis” inizia quasi subito, una volta saliti da via Fabio Severo. Sulla destra sono presenti due piccoli cantieri, l’uno a distanza di pochi metri dall’altro, che restringono ulteriormente una carreggiata già di per sé già molto limitata. «Uno è stato iniziato mesi fa - spiega sempre il nostro Cicerone - mentre l’altro ormai è aperto da più di un anno». E che la nostra guida non stia esagerando è confermato dal fatto che, nello scavo più datato, ormai l’erba e le piante rampicanti hanno preso nuovamente dimora.

Salendo lungo la via si trovano altri cantieri a bordo strada. Piccoli intoppi che costringono gli automobilisti in salita o in discesa a complicate manovre per far passare i vari frontisti che si incontrano lungo la via. Che sono tanti, come testimonia il continuo viavai di macchine. Molte delle quali sono Suv o fuoristrada. «Questi tipi di macchine per i residenti della zona rappresentano qualcosa più di una semplice moda - spiega sempre Piero - perché per chi può è il modo migliore per affrontare la via». Che è ripida e completamente sconnessa. Tanto che certi cubetti di porfido, in alcuni tratti della stessa, possono essere tolti con la mano senza difficoltà. Oltre a quelli già venuti via e che creano buche qua e là, rendendo la strada molto più simile a un tratturo di campagna. I tratti di sampietrini divelti sono stati accatastati in mucchietti lungo i pochi spazi che l’arteria concede. E le buche rattoppate con della ghiaia. Così, ad ogni pioggia di un certa potenza, la stessa finisce con il disseminarsi lungo la discesa. «Qualche anno fa, nella parte centrale della via, il porfido è stato completamente asfaltato - racconta ancora il residente - con il risultato che ora pezzi interi di asfalto si staccano, provocando così nuove buche, dalle quali riaffiora l’antica pavimentazione di pavé.

Buche e fondo sconnesso, quindi, ma non solo. Questa volta è la signora Luisa che ci viene incontro denunciando come, all’altezza del civico 56, proprio a causa dell’asfaltatura selvaggia, ora l’acqua proveniente dalle strade laterali non dreni più, finendo con il provocare allagamenti ad ogni acquazzone. «Ho segnalato ripetutamente il problema ai tecnici del Comune - si sfoga rassegnata -, ma ho ottenuto sempre risposte vaghe a riguardo». —



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