Villaggio del fanciullo in “rosso”

Contratti di solidarietà per 67. Il licenziamento dei 23 tipografi è stato solo l’inizio viste le gravi situazioni di bilancio 2013 e 2014 Mancata attivazione di fondi europei, meno ragazzi alla Comunità. Risparmi sul costo del lavoro
Di Gabriella Ziani

Contratti di solidarietà. È la nuova pesante situazione dell’Opera Villaggio del fanciullo di Opicina dopo la difficile, e non certo indolore, chiusura della tipografia con 23 licenziati ora in mobilità. Il taglio delle ore lavorative e di stipendio cade sui 67 dipendenti rimasti in servizio mentre i 23 della tipografia uscivano, e senza speranza di rientro perché il Consiglio di amministrazione ha nuovamente certificato “la mancanza di alcuna prospettiva realistica e praticabile di ripresa dell’attività”.

Al Villaggio del fanciullo i dolori economici non sono dunque finiti. Il 2013 chiuderà con un pesante passivo, il 2014 si annuncia altrettanto “rosso”, i rapporti con le banche sono tutti in salita, dunque la situazione anche per le scuole professionali e il Centro accoglienza minori è seria ed è in corso una trattativa sindacale che il 3 gennaio, giorno del prossimo incontro con la “proprietà” (la Diocesi), potrebbe portare al nuovo ammortizzatore sociale: meno ore di lavoro per tutti. E, soprattutto, per i pochi impiegati (inferiori alla decina) che potrebbero ritrovarsi con taglio del 50% di ore e stipendio.

Perché il punto drammatico è questo: di fronte a consistenti minori introiti e dovendo nel frattempo trovare i soldi per pagare (a rate) il Tfr dei licenziati, il Villaggio del Fanciullo deve comprimere al massimo i costi, ma se cala oltre un certo livello la quantità di prestazioni rischia di non essere più in grado di assicurare la prosecuzione delle attività, mettendosi su una china che porterebbe a concreto pericolo di chiusura.

Ma intanto, come dice un comunicato congiunto, condiviso da sindacati e proprietà, «il presidente don Roberto Pasetti ha fornito ampia e dettagliata informativa sulla peculiare situazione del Villaggio: le attività del Centro di formazione professionale e della Comunità di assistenza risentono pesantemente - ha detto - sia del preconsuntivo 2013 che di una previsione 2014 di disavanzo sul conto economico a causa fra l’altro della mancata attivazione di attività formative del Fondo sociale europeo precedentemente ipotizzate e della riduzione del numero dei minori assistiti e contemporanea riduzione della contribuzione alla retta». Sono mancati i fondi europei. E i fanciulli in difficoltà vengono sempre più spesso, per l’aggiornamento delle politiche di “welfare”, dati in affido a famiglie piuttosto che a una comunità.

«La proposta di accordo - prosegue la nota - ha l’obiettivo di assorbire l’eventuale esubero di personale con un percorso condiviso di revisione organizzativa interna, di riduzione delle principali voci di costo, di riduzione dell’orario settimanale, di internalizzazione di attività oggi affidate a prestazioni esterne».

«Chi gestisce il Villaggio dovrà aggiornarsi, anche se non lo ha fatto fintanto che la situazione era più facile, altrimenti, come con la tipografia, non reggerà l’urto - afferma Elio Gurtner della Slc-Cgil che segue i lavoratori -, noi siamo stati costretti a firmare la mobilità dei tipografi per poter salvare gli altri 67 dipendenti, e adesso siamo costretti a firmare i contratti di solidarietà con i 67 per salvare il Tfr a rate dei 23 tipografi».

Nonostante i revisori dei conti abbiano garantito che negli anni precedenti era stata fatta una efficace azione di rientro, adesso si parla di un “buco” di circa 1 milione lasciato dalla tipografia, di un disavanzo complessivo 2013 attorno ai 400 mila euro, per l’80% a carico del costo del lavoro poiché con la “solidarietà” ci sarà un risparmio di 350 mila euro. In più il costo del Tfr ai licenziati è di 70 mila euro e se non fosse pagato (la “rata” è già una eccezione) i 23 creditori potrebbero anche chiedere il fallimento dell’Opera. «In più - nota Gurtner - il calo delle attività della Comunità di assistenza ha già portato a chiudere, delle tre attive, due ville di accoglienza, ne resterà in funzione soltanto una».

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