Violenza sulle donne, 60 ammonimenti a Trieste: «Bisogna saper accettare i no e la posizione dell’altro»
L’impegno della Polizia di Stato sull’ascolto delle vittime e nella prevenzione

Pressioni, minacce, offese, pedinamenti, botte. I dati sulla violenza di genere non sono rassicuranti, «senza contare che ci sono situazioni sommerse», mette in evidenza Alessandro Albini, il dirigente della Squadra Mobile che, insieme alla sua vice Federica Esposito, nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne ha riferito di 60 ammonimenti da inizio anno del questore di Trieste nei confronti di uomini che usavano violenza su una donna.
Guardando alla triste statistica nazionale, da inizio anno a settembre sono stati 7 mila gli ammonimenti, circa 5.600 i braccialetti elettronici applicati. Nello stesso periodo dei 224 omicidi registrati (98 avventi in ambito affettivo familiare) 73 hanno visto come vittima una donna. L’anno precedente, limitatamente ai primi nove mesi dell’anno, gli omicidi erano stati 255, in 91 casi la vittima era una donna.
«Visti i dati – commenta Albini – è evidente il percorso sia ancora lungo e che nella cultura del rispetto per l’altro qualche passaggio deve essere saltato». «Non giriamoci dall’altra parte – sottolinea Esposito –: quando si è a conoscenza di situazioni di violenza bisogna denunciare, siamo tutti chiamati a fare la nostra parte considerando come ancora tante situazioni si scoprono troppo tardi».
La Questura, con la Squadra mobile e l’Anticrimine, affronta i casi di violenza di genere con un approccio multidisciplinare. «Purtroppo – constata Albini – non si tratta più di un fenomeno emergenziale bensì strutturale, e come tale va gestito e affrontato». La Polizia ovviamente è chiamata ad operare sia nell’ambito della prevenzione – da qui la campagna permanente “Questo non è amore” che promuove il numero antiviolenza e stalking 1522 – che in quello della repressione.
«Bisogna saper accettare un no», così il dirigente della Mobile, e «serve educare anche le nuove generazioni ad accettare la posizione dell’altro, a rispettare la volontà dell’alto, rispettandolo con i suoi pregi e i suoi difetti». La formazione in questo ambito tra i poliziotti è costante «per saper intercettare il fenomeno, affinare la capacità di ascolto, adeguandosi alle forme di violenza che nel tempo sono anche cambiate. B asti pensare ai casi di pedinamento messi in atto oggi usando il gps». Troppe donne considerano ancora normali comportamenti che non lo sono, ed è anche a questa presa di coscienza che mira la Questura.—
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