A “Jazz&Wine” spunta il basso di Stanley Clarke

CORMONS. Quando il basso vola altissimo. Al Teatro Comunale di Cormòns per Jazz&Wine of Peace, in una giornata che prevede quattro concerti (programma su www.controtempo.org), stasera alle 21.30...

CORMONS. Quando il basso vola altissimo. Al Teatro Comunale di Cormòns per Jazz&Wine of Peace, in una giornata che prevede quattro concerti (programma su www.controtempo.org), stasera alle 21.30 arriva Stanley Clarke. Vincitore di quattro Grammy Award, in 40 anni di carriera si è costruito la fama di "bass hero". «Mi piace suonare in Italia , il pubblico è sempre incredibilmente appagante: ci divertiremo», promette. Sul palco con lui ci saranno Beka Gochiashvili, Mike Mitchell e Cameron Graves. «Abbiamo suonato insieme negli ultimi anni – rivela -: Beka, 19 anni e Mike, 20, sono straordinari: avevo la loro età quando ho iniziato con Horace Silver, Art Blakey, Dexter Gordon... Cameron invece porta con sé una gran varietà di esperienze».

Di Charles Mingus ricorda l'imponenza: «Mi ha colpito la sua leadership, è stata una grande lezione. Inoltre è stato tra i primi a scrivere per il basso, influenzandone il futuro. In questo tour – prosegue - c'è un po' più di basso elettrico: mi vedo più come un bassista acustico, ma ho ancora una grande passione per l'elettrico: uno dei suoi vantaggi è la libertà di espressione. Il basso è parte integrante di tutta la musica ritmica». Si parla di jazz: «È una perfetta combinazione di improvvisazione e abilità tecnica, significa cose diverse a seconda di chi lo ascolta. È stato creato miscelando diversi tipi di musica, è radicato in tutte le società musicali e cambia ogni giorno sotto i nostri occhi: non morirà mai». Ricorda gli esordi: «Sono stato fortunato: appena arrivato a New York ho avuto ingaggi con bandleader famosi. Sono stati tutti grandi modelli, ognuno in modo diverso. La migliore formazione è quella sul campo: ero una spugna, assimilavo tutto. Una delle tradizioni del jazz è l'insegnamento che i maestri impartiscono ai giovani: spero di portarla avanti». Clarke svolge ancora pratica quotidiana: «Sono costantemente alla ricerca di spingermi all'estremo delle possibilità di utilizzo ed espressione dello strumento - confessa -. Mi piace la tecnologia e abbraccio tutti i progressi».

Il periodo di “Return to Forever" è stata un'università in itinere: «Le case discografiche non capivano cosa stessimo facendo, ma vendevamo e la gente veniva a vederci: eravamo popolari come una rockband. Con il movimento jazz-rock-fusion nel '70 eravamo in anticipo sui tempi, sperimentavamo nuovi concetti di unione di questi generi. I fan del rock sono stati introdotti al jazz e viceversa». E in futuro? «Ho in piedi diversi progetti - confida–: il 6 novembre uscirà “D-Stringz”, registrato con Jean-Luc Ponty e Bireli Lagrene e sto lavorando a un nuovo cd. Inoltre intendo realizzare una colonna sonora: mi piace tenermi occupato».

Gianfranco Terzoli

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