A ShorTS la “pelle corta” degli adolescenti

TRIESTE. Ti diamo 150.000 euro, ti dicono al telefono, ed è dicembre: entro sei mesi il film però deve essere bell'e fatto, pronto per essere presentato direttamente alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia. Chiunque trasalirebbe a una telefonata così, ma è quanto successo a Duccio Chiarini, fiorentino, studi alla London Film School diretta da Mike Leigh cui è seguita la consueta gavetta per l'agognato passaggio “al lungo”. Un percorso produttivo da infarto che non cancella gli anni di attesa, ma che ha portato il suo esordio in prima mondiale a Venezia 2014 dove è stato giudicato Miglior Opera Prima ai Ciak d’oro, per essere poi selezionato a Berlino nella “Berlinale Generation” fino alla tanto ambita distribuzione nelle sale italiane ad aprile, ottenendo gran successo di critica.
Chiarini e il suo affettuoso, agrodolce passaggio all'età adulta raccontato in “Short Skin” diventano così il raccordo ideale tra un festival che ha da sempre un occhio di riguardo per i nuovi talenti e i loro troppo spesso combattuti debutti com'è lo ShorTs International Film Festival di Trieste - dove il regista sarà ospite stasera alle 20 all'Ariston per presentare il film - e un premio che si contraddistingue proprio per i riconoscimenti alle migliori sceneggiature cinematografiche come l'Amidei di Gorizia, dove invece presenzierà nella serata inaugurale di domani al parco di Palazzo Coronini Cromberg e nella cui competizione, dal 10 al 16 luglio, se la vedrà con gente come i fratelli Dardenne o l'iperpremiato Munzi di “Anime Nere”.
La prima impressione che si avverte vedendo “Short Skin” è l'intensa empatia che s'innesca sin dai primi fotogrammi, una sorta di relazione affettuosa che s'instaura tra lo spettatore con il protagonista e i personaggi di contorno. Un gran lavoro di sceneggiatura, firmata dal regista con Ottavia Maddeddu e Marco Pettenello, collaboratore di Carlo Mazzacurati, coadiuvati dal bosniaco Miroslav Mandic, o qualcosa di naturale per Chiarini, trattando un mondo che conosce così bene? «Mi fa piacere innanzitutto che passi questa sensazione – commenta il regista -. Se da un lato dipende dagli strumenti che abbiamo e da un saper raccontare – lo dico non per autoincensarmi ma totalmente rivolto ai miei compagni di sceneggiatura - è vero che il materiale che sta alla base di tutto è per me qualcosa di molto istintivo e autobiografico, legato ai miei ricordi, è lava incandescente che si è cercata poi di plasmare insieme. Mi interessava soprattutto questa linea d'ombra tra sesso e sentimenti, che ha segnato la mia adolescenza e credo non solo la mia. Poi come in tutte le cose belle che si fanno, essere in due è importante ed è positivo che chi lo vede ci si identifichi, lo senta vero e si senta coinvolto piuttosto che “imboccato”».
“Short Skin” è il racconto un percorso di crescita intimo che prende però come pretesto un espediente concreto, com'è il “problemino” che affligge il protagonista, Edo, 17 anni e tanta difficoltà a rapportarsi con le sue coetanee. «Anche il rapporto con la famiglia subisce diverse fasi: quando hai difficoltà personali vivi tutto con un senso di limitazione, tutti ti sembrano più sicuri e forti di te, ma con l'evolvere della situazione le cose cambiano e possono ribaltarsi». «Ho dovuto fare tutto in fretta ma è stato un percorso di grande libertà creativa – sottolinea Chiarini - per quello ringrazio Biennale College – Cinema, ma anche la mia regione attraverso la Toscana Film Commission. È stata un'occasione straordinaria come ce ne dovrebbero esistere di più, dove lavori con gente che ti aiuta a crescere, per cui mi sento un privilegiato». A tal punto da essere già al lavoro sul prossimo film, che avrà i toni della commedia amara e sarà ancora un ritratto intimo di un passaggio della vita, fotografato stavolta in un'età diversa.
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