Addio a Carlo Quartucci “re” del teatro laboratorio

ROMA. È morto nella notte tra il 30 e il 31 dicembre, a 81 anni, Carlo Quartucci, regista, attore e scenografo. Era ricoverato da circa un mese all’ospedale San Giovanni di Roma. I funerali si terranno oggi a Roma, nella chiesa della Natività in via Gallia. Carla Tatò, compagna di arte e di vita di Quartucci, ha scelto questo luogo perché nel 1959 Carlo vi debuttò con Aspettando Godot di Samuel Beckett. «In fondo - amava ripetere Quartucci – non mi interessa definire cosa sia teatro. Mi interessa incontrare sguardi artistici che stravedono». Per cinquant’anni Quartucci ha viaggiato nel teatro, senza mai definirlo ma interrogandone il senso e sperimentandone le forme, con un vitalità ludica e visionaria profondissima, una energia travolgente e instancabile. Siciliano, figlio d’arte, poi studente di architettura, amante di Van Gogh e Malevic, nel 1964, accanto ai primi compagni di viaggio Claudio Remondi, Rino Sudano, Leo de Berardinis, ha firmato la di un memorabile “Aspettando Godot” a Genova. Sono seguiti “Cartoteca”, “Zip Lip Lap” (insieme a Giuliano Scabia e Lele Luzzati), alla Biennale di Venezia nel 1965, e altri grandi lavori. Nel 1971 comprò un camion, lo dipinse di bianco e iniziò a girare l’Italia con i suoi originali spettacoli. Il suo è stato un teatro interdisciplinare, un teatro come laboratorio permanente. —

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