Addio a Marco Del Re pittore e scenografo dal segno incisivo e poetico

Andrà in scena il 6 dicembre all’Auditorium del Museo Revoltella l'ultimo lavoro di Marco Del Re, 69 anni, pittore e scenografo romano apprezzato a livello internazionale e fratello di Stefano, già condirettore de Il Piccolo, mancato in questi giorni a Parigi, dove viveva da più di trent’anni. Per “Lo scarabeo d’oro” di Fausto Sebastiani, ispirato a Poe e ultimo appuntamento della 33° edizione del festival di musica contemporanea Trieste Prima, il poliedrico artista, nato a Roma nel 1950, aveva curato, con il consueto talento, la scenografia e i costumi.
Dopo gli studi in architettura, Del Re si era dedicato al teatro e alla fotografia, ma solo successivamente all’incontro con lo spirito antesignano di Arturo Schwarz, grande storico dell'arte e poeta, aveva deciso di dedicarsi alla pittura e all’incisione.
Maestro del segno e del colore e personalità completa nell’ambito artistico, Marco aveva condotto un continuo lavoro di sperimentazione che aveva coinvolto, oltre alla pittura, molti aspetti dell’arte incisoria, dalla litografia alla xilografia, e di supporti, dal monotipo alla carta e al tessuto, dal legno alla ceramica, dalla gouache agli inchiostri. In una continua evoluzione, resa più completa e interessante anche dalla lunga permanenza in Francia, che aveva ulteriormente arricchito la sua cultura visiva, fondata sull’adesione alla grande tradizione italiana con forti influenze della statuaria romana, del primitivismo e dei grandi nudi della tradizione classica.
L’abilità e l’attenzione al disegno, che sta alla base del lavoro dei grandi pittori, era stato il supporto fondamentale e il leitmotiv della sua attività artistica in generale e pittorica in particolare. Un segno incisivo e preciso, essenziale e liberatorio degli spazi in esso contenuti.
Autore di una pittura originale e raffinata, memore della classicità morbidamente rievocata con taglio equilibrato, suadente, del tutto contemporaneo, e di un linguaggio composto da filamenti di poetica eleganza intrecciati a una colta consapevolezza che non interpreta il passato ma sa andare oltre; raffinato nel tratto pittorico così come nell’aspetto, del Re ha composto nel tempo un universo pittorico di gioia e bellezza contemplativa, che osa la macro dimensione e in essa esprime il meglio di sé. Non a caso permane tuttora un rapporto vivissimo tra le opere dell’artista - che ha esposto in Turchia, Giappone, Corea, Stati Uniti, Cina e ha vissuto per metà dell’esistenza tra Roma e Venezia, dove aveva acquisito i parametri dell’estetica e i canoni della visione classica e mitologica - e la fascinosa Fondazione dei coniugi Marguerite e Aimé Maeght, tra i più importanti editori d'arte e galleristi del secondo dopoguerra. A Saint-Paul-de-Vence la ricchezza della loro collezione rappresenta l’apice dell’avanguardia del XX secolo. E in tale ambito, a poca distanza dalle opere di Miró, Chagall, Arp, Braque, Giacometti, Léger, sono esposte attualmente in una personale quelle di Marco, che in passato aveva sperimentato nella stamperia Maeght le più svariate tecniche grafiche. —
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