Addio a Michel Piccoli, il Papa che va in crisi nel film di Moretti

PARIGI
È morto all'età di 94 anni Michel Piccoli. L’attore, regista, sceneggiatore e produttore, uno dei mostri sacri del cinema francese, si è spento il 12 maggio ma la famiglia ha reso nota la notizia solo ieri. Adorato in patria, ha lavorato con i più grandi registi europei ed è stato tra gli interpreti favoriti di Luis Buñuel, con cui ha iniziato a collaborare dal '56, Marco Ferreri che l'ha scelto per il suo Dillinger è morto e La grande abbuffata. Nel 2011 è stato protagonista di Habemus Papam di Nanni Moretti, ruolo che gli è valso il David di Donatello.
«Michel Piccoli si è spento il 12 maggio tra le braccia della moglie Ludivine e dei suoi giovani figli Inord e Missia, in seguito a un’emorragia cerebrale», si legge in una nota della famiglia trasmessa all'agenzia France Presse da Gilles Jacob, amico dell'attore nonché ex presidente del Festival di Cannes.
Nato a Parigi il 27 dicembre 1925 in una famiglia di musicisti, padre violinista e madre pianista, Jacques Daniele Michel Piccoli decide presto che la sua via sarà la recitazione. La sua prima prova sul grande schermo arriva a vent'anni con il film Sortilèges (Silenziosa minaccia, 1945) di Christian-Jaque. Ancora poco conosciuto dal grande pubblico, frequenta i grandi del cinema francese ottenendo piccole parti, da Jean Renoir (French Cancan, 1954) a René Clair (Grandi manovre). Poi l'incontro con Luis Buñuel, con il quale collabora fra il '56 e il '74, nella fase più surrealista del maestro ispano-messicano, protagonista, tra gli altri, di La selva dei dannati (1956), “Il diario di una cameriera” accanto a Jeanne Moreau, “Bella di giorno” (1967) con Catherine Deneuve, premiato con il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia, “Il fascino discreto della borghesia” (1972) .
Arrivano in seguito personaggi indimenticabili delineati da Jean Luc Godard nel film “Il disprezzo” (1963) in cui è il marito di Brigitte Bardot, Alain Resnais che lo contrappone a Yves Montand in “La guerra è finita” (1965), Agnès Varda (Les Créatures e Josephine). Lavora con tutti gli autori della Nouvelle vague, da Claude Chabrol a Claude Lelouch e Claude Sautet. È anche nel cast di Topaz (1969) di Alfred Hitchcock ed è stato diretto anche da Mario Bava, che lo trasforma nell'ispettore Ginko in Diabolik (1968). Nel ’73 Marco Ferreri lo dirige ne “La grande abbuffata”, con Ugo Tognazzi, Philippe Noiret e Marcello Mastroiann, l’ultimo dei quattro grandi attori di questo film totemico contro il consumismo ancora in vita.
Dopo il primo matrimonio con l'attrice svizzera Eléonore Hirt, sul finire degli anni Sessanta sposa in seconde nozze l'attrice e cantante francese Juliette Gréco, dalla quale divorzierà nel 1977. Dopo aver recitato per Betrand Tavernier in “I miei vicini sono simpatici” (1977) e dopo tante nomination ai César, il riconoscimento più grande lo ottiene con Marco Bellocchio, grazie al quale si aggiudica la Palma d’oro di Cannes quale migliore attore per il film “Salto nel vuoto” nel 1980 in cui interpreta un magistrato paranoico intrappolato nel suo rapporto con la sorella degenerata. Nello stesso anno sposa la sceneggiatrice Ludivine Clerc, la sua attuale moglie (con cui adotterà in Polonia i due figli Inord e Missia), e viene diretto da Louis Malle in Atlantic City. Un altro premio, l'Orso d'Argento, arriva l'anno seguente per “Gioco in villa” di Pierre Granier-Deferre.
Tra gli anni ’80 e ’90 viene diretto da Ettore Scola, di nuovo da Godard, Liliana Cavani e ancora da Bellocchio e Malle, poi Jacques Rivette e Sergio Castellitto, fino alla sua prima regia con “Train de nuit” (1994). La carriera non ha un attimo di sosta, nemmeno con l’avanzare dell’età, ed è proprio il più grande vecchio del cinema d’autore mondiale, il portoghese Manoel de Oliveira, a regalargli nuove parti e nuovi onori con i film Ritorno a casa, Lo specchio magico e Belle toujours (2006), sequel ideale a decenni di distanza del capolavoro del suo primo grande maestro, Bella di giorno.
Nel 2011 Nanni Moretti lo sceglie per il ruolo del tormentato cardinale Melville che entra in crisi dopo essere eletto Papa in Habemus Papam. Presentato in concorso al Festival di Cannes, viene eletto miglior film dell'anno dai Cahiers du cinéma, vince un European Film Award, sette Nastri d'argento e tre David di Donatello, tra cui quello al miglior attore protagonista. —
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