Trieste, ShorTs prende il via con il Premio Prospettiva a Francesco Gheghi

Stasera al Miela la proiezione del corto “Buona condotta”: «Dopo tanti ruoli drammatici, mi piacerebbe un biopic»

Elisa Grando
Francesco Gheghi in “Familia” di Francesco Costabile dove interpreta la storia vera di Luigi Celeste
Francesco Gheghi in “Familia” di Francesco Costabile dove interpreta la storia vera di Luigi Celeste

Francesco Gheghi è giovane ma non ha paura di entrare in ruoli scomodi di ragazzi inquieti, che lottano per la sopravvivenza, che possono uccidere. In “Familia” di Francesco Costabile ha appena interpretato la storia vera di Luigi Celeste che, quando aveva vent’anni come lui, per difendere la madre uccise il padre violento. E in queste settimane sta girando “40 secondi”, il film di Vincenzo Alfieri che racconta un altro tremendo caso di cronaca, l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, picchiato a morte da altri ragazzi per motivi futili, nel 2020 a Colleferro.

L’attore si racconterà al pubblico di ShorTS – International Film Festival che apre i battenti proprio insieme a lui questa sera, alle 19 al Teatro Miela, per proseguire alle 21.15 al Giardino Pubblico con i cortometraggi brevissimi della sezione Short Express. Gheghi riceverà il Premio Prospettiva che il festival dedica ai giovani attori che guardano lontano: basti dire che, molti anni fa, è andato ad Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Michele Riondino. Intanto sogna di debuttare alla regia («La storia l’ho già scritta, ce l’ho nel cassetto», dice) e ha già diretto il suo primo cortometraggio che vedremo al festival, “La buona condotta”, la storia di una ragazza che confessa ai genitori di aver ucciso il fidanzato, col quale ha vinto il Nastro d’Argento 2025: «L’idea nasce da un caso di cronaca, ma rispetto alla realtà ho ribaltato il genere: nel film è lei che uccide il fidanzato. Ho voluto farne una commedia nera che però fa riflettere: è un film sulla moralità e l’immoralità di una famiglia».

A Trieste arriva direttamente dal set: chi interpreta in “40 secondi”?

«Uno dei quattro condannati per l’omicidio di Monteiro. È un personaggio succube, codardo, poco intelligente, annoiato e pervaso da una forte tristezza. È un film molto duro perché ci riguarda tutti: è assurdo pensare che ci sono ragazzi che perdono la vita per strada per delle sciocchezze».

Lei ha ventun’anni come Willy quando fu ucciso: la noia, la mancanza di prospettive sono sentimenti che riconosce nella sua generazione?

«Sì: quando sei giovane non hai ancora messo a fuoco quello che vuoi fare, sei attraversato da tutti questi sentimenti e nascere in un contesto duro, di periferia, li alimenta a livello estremo».

Anche lei è cresciuto in un contesto simile?

«Sono cresciuto a Marino, Roma Sud. I miei fanno ancora i pizzaioli, non sono ancora abbastanza ricco da sollevarli dall’incarico (sorride, ndr). Ho iniziato a lavorare presto e il mio percorso scolastico è stato travagliato, ho cambiato cinque classi in cinque anni di liceo. Ho pochi amici del mio paese. Era un contesto provinciale, non violento ma mi è capitato di assistere o subire situazioni molto crude».

“Familia” è la storia vera di Luigi Celeste che, a 23 anni, uccise il padre violento che per tutta la vita aveva visto picchiare la madre. Come ha lavorato insieme a Celeste per interpretarlo?

«Trattare materiale umano realmente esistito richiede un rispetto e una responsabilità diversi rispetto a quando si interpretano personaggi di finzione. Ho lavorato con Luigi, abbiamo parlato molto, mi ha raccontato anche ricordi oscuri che servivano per costruire in me questo racconto di violenza».

In “Mani nude”, con Alessandro Gassman, interpreta invece un ragazzo rapito e gettato come un animale nei combattimenti clandestini: come si è preparato fisicamente?

«È stata l’esperienza più difficile della vita. Ho preso dieci chili di massa muscolare in due mesi e mezzo, con la dieta e l’allenamento di MMA e kickboxing tutti i giorni. È stato disarmante. La cosa più bella è che gli stuntman mi hanno detto: “sei l’attore più stunt con cui abbiamo lavorato”».

Compare in un piccolo ruolo anche in “Fuori” di Mario Martone, dopo aver lavorato con lui in teatro in “Romeo e Giulietta”...

«È un immenso uomo di cultura. All’inizio lo guardavo con timore, ma Mario ha la capacità di riportarti sul suo stesso piano e ricordarti che siamo tutti esseri umani. È un genio, e questo lo rende ancora più simpatico».

Come si vede in prospettiva?

«Amo dar voce alle storie del sociale, raccontare qualcosa di importante che va oltre il cinema. Ma dopo tanti ruoli drammatici ora, da attore, mi piacerebbe fare un biopic e una commedia romantica». —

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