Addio a Scaglia, giornalista e narratore

ROMA. «Non è realista chi non crede nei miracoli». Così ripeteva Franco Scaglia, spesso pensando a quel muro, grigio e doloroso, che divideva in due il suo luogo del cuore, la Terra Santa. Scrittore, giornalista, autore di teatro, uomo di tv e radio, per quasi dieci anni presidente di Rai Cinema, grande narratore di storie universali, Scaglia è morto ieri mattina in una clinica romana. Aveva da poco compiuto 71 anni. La moglie Mascia Musy ha annunciato che che i funerali si terranno oggi nella capitale, alle 11, nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo. Nato in Liguria, a Camogli il 27 marzo del 1944 e figlio del direttore d'orchestra Ferruccio, Scaglia aveva iniziato la sua carriera come giornalista firmando per testate come Il Piccolo, Avanti!, Il Tempo, Il Messaggero, L'Unità, Sipario e dirigendo poi periodici come Il Nuovo Osservatore, Achab e Il viaggio in treno.
Per più di 40 anni al servizio della Rai, è stato vicedirettore di Radio Rai, condirettore di Rai International, vice presidente di Rai Sat, presidente di New.Co Rai International fino alla presidenza di Rai Cinema, dal 2004 al 2013. Vincitore nel 2012 del Premio Flaiano per la tv, Scaglia ha sempre continuato a scrivere: “Il viaggio di Gesù”, “Il giardino di Dio”, “In cerca dell'anima” e “Cercando Gesù”, questi ultimi due con monsignor Vincenzo Paglia; il racconto della sua famiglia in “Luce dei miei occhi”, fino alle spy stories «Il custode dell'acqua», con cui ha vinto il Campiello nel 2002, «Il gabbiano di sale» e «L'oro di Mosé», vincitore del Premio Internazionale di Letteratura Religiosa.
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