Addio al soprano Gruberova dalla Slovacchia più povera ai teatri di tutto il mondo

Edita Gruberova era la Regina; non solo quella “della Notte” nella Zauberflöte mozartiana, quando incantava con siderali colorature, ma in generale sulle scene operistiche internazionali, dove era oggetto di una vera e propria venerazione da parte dei melomani.
È scomparsa a Zurigo, a 75 anni una diva che è stata protagonista di molte pagine emblematiche nella storia delle interpretazioni operistiche, testimoniate anche da una discografia sterminata.
Diretta da maestri leggendari come Böhm, Karajan, Solti, Abbado, è stata un punto di riferimento sul quale hanno formato l'orecchio generazioni di cantanti, critici, semplici appassionati. Ha cantato finché è stato possibile e sarebbe salita sul palco anche l'anno scorso se la pausa forzata causata dalla pandemia non l'avesse convinta a ritirarsi dalle scene in un periodo nel quale mesi di silenzio fanno la differenza su una voce matura.
La sua carriera è durata oltre un cinquantennio, ma sono stati gli anni '80 il periodo d'oro della Gruberova, soprano di coloratura le cui interpretazioni sono diventate modelli soprattutto nel repertorio mozartiano, straussiano e donizettiano. Forte di una solida tecnica e una voce potente, di una limpidezza quasi spavalda e dotata di una celebrata facilità negli acuti, si è imposta per l'utilizzo espressivo del virtuosismo, che in lei non era mai sterile sfoggio di bravura.
Era nata nel 1946 in Slovacchia, in un ambiente certamente poco favorevole allo sviluppo del sogno di una carriera internazionale, ma si è fatta notare fin dai primi ruoli, per poi prendere il volo negli anni '70, dopo un'audizione alla Staatsoper di Vienna che diventerà uno dei suoi teatri di riferimento (vi si esibirà in oltre 600 recite). Tra i molti palcoscenici che hanno registrato il tutto esaurito con il suo nome nelle locandine ci sono il Met di New York e la Scala di Milano, dove debutta nel 1978 con la regia di Strehler nell'opera Die Entführung aus dem Serail di Mozart. Vi ritornerà molte volte, in altri dei suoi ruoli iconici come Zerbinetta nell’Ariadne auf Naxos di Strauss, Lucia di Lammermoor di Donizetti, ma anche come interprete di numerosi concerti. Risale al 2017 il suo addio a Milano, in un recital che Alberto Mattioli recensì con definizioni epiche per celebrare il trionfo senza riserve di “Nostra Signora delle colorature, la Santa di Bratislava”. —
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