Addio alla principessa Leila

Non è sopravvissuta all’infarto Carrie Fisher, celebre protagonista di Guerre Stellari
Di Pietro Spirito

LOS ANGELES. Alla fine Carrie Fisher non ce l’ha fatta. Lei che aveva volato sulle astronavi della galassia fra mille pericoli non è sopravvissuta all’infarto che l’ha colpita il 23 dicembre scorso sul normalissimo volo di linea da Londra a Los Angeles. L'attrice, celebre per aver interpretato il ruolo della principessa Leila nella saga di Star Wars, è morta all'età di 60 anni. A dare la notizia ieri sera è stato un portavoce della famiglia. «Con profonda tristezza Billie Lourd conferma che sua madre Carrie Fisher è deceduta alle 8.55 di questa mattina», recitava il comunicato. Concludendo: «È stata amata dal mondo e lei ci mancherà profondamente».

E la principessa Leila mancherà ai milioni di fan della saga di Star Wars, proprio ora che, dopo anni di quasi oblio, a parte qualche ruolo minore, la star indiscussa di Guerre Stellari, figlia della famosa coppia di Hollywood Debbie Reynolds ed Eddie Fisher, era tornata a intepretare Leila nel settimo e ultimo episodio della saga, "Il risveglio della forza", uscito l'anno scorso. Anzi, la Fisher era prevista nel cast anche dell'ottavo episodio, in uscita nel 2017.

La sua ascesa fra le stelle era iniziata da giovanissima. Aveva 19 anni quando, nel 1977, interpretò il personaggio della principessa Leila, nel superclassico della fantascienza di George Lucas “Guerre stellari”, con Mark Hamill, Harrison Ford, Peter Cushing e Alec Guinness.

Ma l’idea di seguire le orme dei suoi famosi genitori Carrie l’aveva avuta molto prima. Cominciò a farsi notare stando con sua madre a Las Vegas all'età di 12 anni. Frequentò la Beverly Hills High School, ma abbandonò gli studi per diventare un'attrice. La sua prima apparizione nel mondo dello spettacolo avvenne a 15 anni con l'interpretazione del ruolo di una debuttante e ballerina nel revival di “Broadway Irene” (1973), facendo la parte che era stata della madre. Poi Carrie si iscrisse alla Central School of Speech and Drama di Londra, dove rimase per 18 mesi. Il suo primo ruolo in un film fu nella commedia della Columbia “Shampoo” (1975) assieme a Warren Beatty, Julie Christie, Goldie Hawn, Lee Grant e Jack Warden.

Ma i genitori celebri non le avevano certo facilitato l'infanzia: fra l’altro il padre aveva lasciato la madre per Liz Taylor, e il suo ingresso nel mondo dello spettacolo non era stato facile. Ma poi ecco la grande avventura con Lucas. Per la parte di principessa Leila, Carrie riuscì a battere Jodie Foster e Sissi Spacek. Dopo l’esordio del ’77 riprese il ruolo della bella principessa ne “L'Impero colpisce ancora” (1980), e nell'ultimo film della “prima” trilogia “Il ritorno dello Jedi” (1983). Il successo mondiale di Guerre stellari la rese famosa e amata in tutto il mondo. Sexy e di carattere, con un volto da bambina, il suo personaggio diventò presto un’icona.

Ma non è tutto oro quel che luccica. E proprio nel periodo del suo grande successo, nei tardi anni Settanta, la principessa Leila finì nel tunnel della droga. Prima dell’ “Impero colpisce ancora” aveva interpretato ancora la principessa Leila nel film per la tv del 1978 “The Star Wars Holiday Special”. Lì, però, la sua prova di attrice fu rovinata da un evidente stato di dipendenza dalla droga. Il problema divenne di una tale importanza che fu quasi licenziata in tronco durante le riprese di “The Blues Brothers” (1980) perché l'abuso di droghe e alcol l'aveva resa incapace di riuscire a portare a termine una singola scena. Ne uscì a fatica, dopo un lungo percorso di disintossicazione. In realtà Carrie Fisher soffriva del disturbo bipolare, la cui diagnosi lei volle accettare solo nel 1987, dopo un forte esaurimento nervoso.

Nel 1983 aveva sposato il cantautore Paul Simon, ma il loro matrimonio durò solo un anno. Nel 1987 scrisse e pubblicò “Cartoline dall'inferno”, romanzo semi-autobiografico da cui fu tratto nel 1990 il film omonimo, diretto da Mike Nichols, che si avvalse della sceneggiatura della Fisher stessa e dell'interpretazione di Meryl Streep. Dopo il successo del film, continuò una discreta carriera di sceneggiatrice, lavorando fra l’altro alla sceneggiatura di “Hook - Capitan Uncino” (1991, di Steven Spielberg). Nel 1990 pubblicò un altro romanzo dal titolo “Surrender the Pink”, edito in italiano con il titolo “Non c'è come non darla”.

Il personaggio della principessa Leila le era però rimasto attaccato addosso, e tutta la sua vita fu un difficile percorso costellato di cadute e riprese. Nel 1991 iniziò una relazione con l'agente Bryan Lourd, da cui ebbe una figlia nata nel 1992. La loro relazione terminò bruscamente nel 1994, quando lui la abbandonò per un uomo, scoprendosi omosessuale. Nel 2009 Carrie portò in scena “Whishful Drinking”, uno spettacolo teatrale in cui, con stile a metà tra il cabaret e la confessione, ripercorse gli anni della propria vita, parlando delle proprie vicende familiari, del suo disturbo bipolare e del difficile rapporto con il personaggio della Principessa Leila. Poi, il ritorno nei panni di Leila in “Star Wars: Il risveglio della Forza”, diretto da J.J.Abrams.

Una vita in salita nonostante il successo planetario, nonostante il suo personaggio si sia impresso con forza nel cuore di milioni di persone. Un peso forse troppo grande da sopportare.

Il 23 dicembre scorso Carrie Fisher è seduta in una poltrona di prima classe del volo 935 della United Airlines quando accusa un malore. Resta senza battito cardiaco per 15 minuti, il tempo che manca all'atterraggio. Soccorsa dai passeggeri dell'aereo, è salvata dai paramedici. Le sue condizioni si stabilizzano dopo il ricovero in ospedale. Dal mondo è un coro di auguri “stellari”: mentre è ricoverata in terapia intensiva all’Ucla Medical di Los Angeles assisitita dai familiari, tra cui la figlia Billie Lourd con il cagnolino Gary Fisher, piovono messaggi di auguri e di affetto, a cominciare da quelli della squadra della saga di Lucas: Mark Hamill (Luke Skywalker) twitta «Principessa del Natale per favore torna a casa». Peter Mayhew, l’attore che ha dato vita a Chewbacca, il fedele Wookie che affiancava Leila, invita a pregare per la sua «amica» e «per qualla che in questo momento è la principessa preferita di tutto il mondo». Harrison Ford (Han Solo), con cui la Fisher aveva rivelato di aver avuto una focosa relazione durata tre mesi nel 1976, durante le riprese di Guerre stellari - lui all'epoca aveva 14 anni di più ed era sposato -, in un tweet si dice «toccato e rattristato» per la sua «cara amica».

Alla fine il cuore di Carrie Fisher non ha retto al peso di una vita speculare e contraria a quella della principessa Leila.

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