Addio allo scrittore Carlos Ruiz Zafon lo spagnolo più letto dopo Cervantes

il personaggio
«L’ombra del vento» è stato il primo vero bestseller planetario spagnolo del dopoguerra (assieme alla «Cattedrale del mare» di Falcones) arrivando, tradotto in 36 paesi, a vendere otto milioni di copie di cui uno solo in Italia, dove l’autore, Carlos Ruiz Zafon, morto oggi a Los Angeles a 55 anni dopo una lunga malattia, ha dei veri e propri fan. Nel 2017 aveva anche inaugurato al Teatro Verdi la 18esima edizione di Pordenonelegge, con “Il labirinto degli spiriti”, l’ultima e monumentale sua opera.
Era nato il 25 settembre 1964 a Barcellona, amata città che sarà al centro della maggioranza dei suoi libri, con Avinguda del Tibidabo, Els Quatre Gats in Calle Montsiò e Montjuic che sono i luoghi principali nei quali si svolgono le vicende di Daniel Sempere, protagonista dei suoi romanzi più famosi, a cominciare dalla quadrilogia del «Cimitero dei libri dimenticati». Lui stesso ne spiegava così l’origine: «Con il mondo sempre più popolato da media che vanno oltre il libro, pur avendo in esso la propria origine, ho voluto che la carta stampata si riappropriasse di ogni stimolo sensoriale, cercando di creare un’esperienza a 360 gradi. Tutto ha avuto inizio con un’immagine, quasi una fotografia mentale: una biblioteca per i libri che rischiano di andare perduti, libri salvati da chi crede nel loro valore. Simbolo che è anche metafora della memoria e del ricordo, alla base della nostra identità. Da quest’idea si è dunque sviluppato un vero e proprio labirinto, una matassa intricata in cui ho tentato di combinare e racchiudere tutti i generi possibili: una storia che altro non è, in realtà, che un tributo alla letteratura». La quadrilogia, storia tra il poliziesco e il noir con echi metafisici e misterici, si apre nel 2002 proprio con «L’ombra del vento» con sullo sfondo la città anni Quaranta, piegata dalla Seconda Guerra Mondiale e oppressa dalla dittatura franchista, per proseguire nel 2008 con «Il gioco dell’angelo», prequel ambientato negli anni Venti, in una Barcellona reduce dalla guerra ispano-americana, in cui la Spagna perse le colonie di Cuba, Filippine e Porto Rico. Poi sono arrivati «Il prigioniero del cielo» nel 2011 che ci porta negli anni Cinquanta e «Il gioco dell’angelo» del 2016, che è una sorta di chiusura della vicenda, del cerchio esistenziale di Daniel prima ragazzino e poi cresciuto e diventato padre, raccontando assieme l’inizio e la fine della sua storia. Ad accompagnare tutte le sue vicende personali e della libreria Sempere, ereditata dal padre, c’è anche il suo stravagante amico inseparabile Fermín Romero de Torres, legato alle vicende di un libro maledetto su cui una dedica dice sia «tornato dal mondo dei morti». Terminato questo ciclo, Zafon, annunciò che non avrebbe mai più scritto «di Barcellona, né di libri. Dopo aver trascorso 16 anni immerso in questo mondo gotico e labirintico, mi sento pronto per qualcosa di nuovo». —
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