Addio Paolo Vero, il Coro del Verdi perde il maestro

Il musicista di 57 anni è morto improvvisamente. Il sovrintendente Pace: «Professionista di straordinaria competenza ed entusiasmo»
Di Rossana Paliaga

TRIESTE. Alla presentazione della nuova stagione del Teatro Verdi di Trieste aveva diretto coro e orchestra nell'atmosfera festosa dell'avvio di una nuova avventura musicale che lo avrebbe visto, come sempre, in prima linea nella realizzazione degli spettacoli e dei concerti con il coro dello storico ente lirico. Domani avrebbe seguito i suoi coristi a Castelvecchio per il Requiem di Liszt nei luoghi della Grande Guerra, a fine mese lo aspettava un altro concerto nella basilica di Aquileia. Non ci sarà il suo consueto, incoraggiante sorriso ad accompagnarli negli impegni futuri. Inaspettatamente e prematuramente, Paolo Vero ha deposto per sempre la bacchetta.

Colpito dall'improvvisa scomparsa, il Teatro Verdi ha espresso il suo dolore con le parole del sovrintendente Stefano Pace: «È un lutto gravissimo per tutti noi: il Verdi perde un punto di riferimento e un professionista di straordinaria competenza ed entusiasmo.

Nato a Roma nel 1958, Paolo Vero si è diplomato in pianoforte, ma ha dedicato la propria carriera artistica al coro, all'inizio degli anni '90 curando la preparazione delle opere al Teatro dell'Opera di Roma, nel triennio successivo collaborando con il Festival di Bayreuth come assistente musicale del maestro del coro Norbert Balatsch. Dal 1996 è stato maestro del Coro del Teatro Lirico di Cagliari, successivamente ha rivestito lo stesso ruolo al Teatro Massimo di Palermo e al Comunale di Bologna, prima di arrivare nel 2011 a Trieste.

Il sindaco Roberto Cosolini, in qualità di presidente della Fondazione, ha voluto esprimere la propria vicinanza: «La scomparsa del maestro Vero è una perdita che colpisce tutta la nostra città e rattrista chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarlo, come uomo e artista. Ho vissuto insieme a lui e ai suoi coristi l'emozione della tournée di Sarajevo e sono rimasto conquistato dalla sua umanità e passione per il lavoro».

La musica era per Paolo Vero prima di tutto una grande gioia, da condividere in questi ultimi anni con i coristi del Verdi, nei confronti dei quali ha sempre avuto parole di grandissima stima e rispetto, come ricorda il rappresentante sindacale del coro, Pietro Da Dalt. «Era un uomo di cuore, di quelli che nascondono i dispiaceri della vita per poter trasmettere serenità. Penso che anche il pubblico potesse percepire accanto al suo talento anche la grande sensibilità di chi non sente il bisogno di alzare la voce. In prova cercava di creare un'atmosfera distesa, di tranquillizzarci sul fatto che c'è sempre una soluzione per ogni difficoltà, armonizzando le diverse opinioni e personalità». La commozione è forte anche nelle file dell'orchestra, come confermano le parole della rappresentante sindacale della Fondazione e professore d'orchestra Daniela Astolfi: «Con il maestro Vero abbiamo collaborato in maniera diretta anche recentemente, nelle lezioni concerto dedicate alle scuole. C'è stata sempre una reciproca, grande stima, era una persona estremamente disponibile e affettuosa. Durante le prove delle opere e dei concerti seguiva con grande interesse il lavoro degli altri direttori d'orchestra e si è dimostrato un ottimo direttore ogni volta che abbiamo avuto l'occasione di lavorare direttamente insieme».

Incoraggiato a parlare dei principi, anche umani, alla base del lavoro in una compagine di musicisti, Paolo Vero aveva espresso questo pensiero: «Il direttore deve riuscire a convincere coristi con qualità evidentemente superiori a rispettare nell'esecuzione una sana moderazione, con la comprensione e l'equilibrio necessari per fare un lavoro veramente corale». Così era anche il suo lavoro: appassionato e discreto.

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