Addio Peter Fonda in “Easy Rider” il centauro cult di una generazione
![EASY RIDER [US 1969] PETER FONDA Date: 1969](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/ba08c036-3c9a-43a1-a628-67d5d575034c/0/picture-no-10311986.webp?f=16%3A9&w=840)
È morto ieri a Los Angeles, a 79 anni, l’attore Peter Fonda. Lo ha vinto un cancro al polmone con cui combatteva da tempo, negli ultimi periodi con frequenti ricoveri ospedalieri. Era nato a New York il 23 febbraio 1940, figlio di Henry Fonda e fratello di Jane.
Rimarrà per tutti l'ingenuo e stranito motociclista di «Easy Rider», il figlio di Henry Fonda, l'irregolare che impose a Hollywood la sua visione della vita e del mestiere d'attore: un ribelle senza pace e un eterno ragazzo che voleva vivere a modo suo. Ma Peter Fonda era soprattutto un uomo che, nel corso della sua vita, aveva fatto pace con i suoi fantasmi e il peso di una dinastia d'attori dominata da un autentico monumento come il padre e turbata dal confronto con la sorella, la vulcanica Jane Fonda. Intorno a lui, negli ultimi anni, la terza moglie Margaret, i figli Justin e Bridget, erede della tradizione artistica di famiglia.
Pochi sanno che, sia il padre Henry che la madre Frances Seymour Brokaw, avevano origini italiane: un avo dei Fonda era genovese e, emigrato in Olanda, aveva dato origine a una stirpe che avrebbe fatto parte dei primi coloni di New York; un antenato della madre era il nobile vicentino Giovanni Gualdo.
Segnato da due eventi tragici dell'infanzia (il suicidio della madre, e un colpo di pistola che gli trapassava lo stomaco a 11 anni, a seguito di un banale incidente in casa), Peter segue fin da ragazzo le orme paterne e studia recitazione a Omaha, nel Nebraska, dove il grande Henry aveva debuttato alla Playhouse molti anni prima. Tornato a New York continua a frequentare i teatri a Broadway e debutta da professionista all'inizio degli anni '60. Ad attrarlo sono però il cinema e la vita libera della West Coast: parte per Los Angeles e ottiene il primo contratto nel 1963; nello stesso anno Robert Rossen gli affida un ruolo di primo piano in «Lilith - la dea dell'amore». Un paio di altre buone occasioni, specie «Giovani amanti» del 1964 sembrano schiudergli le porte del successo, ma Peter è molto più affascinato dal mondo hippie e dalla controcultura di Berkeley piuttosto che dalle ferree leggi degli Studios. Così i suoi compagni prediletti sono le band rock del momento (sarà anche ospite dei Beatles in un leggendario party a base di lsd), la factory di Roger Corman dove incontra Dennis Hopper e Jack Nicholson, gli attivisti universitari che si battono contro la guerra del Vietnam.
È Roger Corman a offrirgli un ruolo importante: ne «I selvaggi» del 1966 con Nancy Sinatra e Bruce Dern. È il prologo per la sua svolta professionale: con un po’ di soldi messi da parte e il supporto di Dennis Hopper si lancia nell'avventura produttiva. Nel 1967 dà il primo giro di manovella sul set di «Easy Rider» diretto da Hopper, ma il film arriverà sugli schermi solo due anni dopo, attraverso mille traversie in sala di montaggio. Oggi si può dire che quel film rimarrà per sempre nel destino di Peter che muore a 50 anni esatti dal suo inatteso e travolgente successo. Perché «Easy Rider» non è solo il manifesto di una generazione, bensì il film-simbolo di quella «nuova Hollywood» che si riconosceva proprio nei due dioscuri Fonda e Hopper, rimasti legati poi per tutta la vita. Ma non è un caso che la successiva avventura della coppia si intitoli «Fuga da Hollywood» (1971). Peter Fonda ci mise un po’ di soldi e si ritagliò un piccolo ruolo lasciando la regia all'amico.
Dopo di allora tornerà al cinema soprattutto su richiesta degli amici di cui condivideva la visione artistica e l'antica comunanza con la factory cormaniana. Si ricordano così «In corsa con il diavolo» di Jack Starrett (1975), «Futureworld» di Richard T. Heffron e «Fighting Mad» di Jonathan Demme (1976), fino a «Fuga da Los Angeles» di John Carpenter (1996). Hollywood si ricorderà di lui, con una nomination all'Oscar per «L'oro di Ulisse» del 1997, ma fu Steven Soderbergh a regalargli una seconda giovinezza artistica con «L'inglese» (1999) e poi «Ocean's Twelve» (2004). L'ultimo vero successo è «Ghost Rider» del 2007 (un inquietante Mefistofele, ancora a cavallo di una moto), ma fino allo scorso anno aveva voluto recitare, come a rincorrere il tempo perduto. Il suo ultimo film, “The last full measure”, con Samuel L. Jackson, Morgan Freeman e Laurence Fishburne, uscirà a fine ottobre negli Stati Uniti.
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