Aldo Fabrizi trent’anni dopo torna “La famiglia Passaguai”

Roma
Il 2 aprile di 30 anni fa moriva a Roma per un’insufficienza cardiaca Aldo Fabrizi, nato Fabbrizi, attore e artista capitolino che divenne il simbolo della romanità nel cinema. Nacque da una famiglia umile nel 1905 al numero 10 del Vicolo delle grotte, in zona Campo de’ Fiori, cuore di Roma dove ancora oggi c’è una targa commemorativa. Perse il padre prematuramente quando aveva 11 anni, unico maschio di una famiglia di quattro sorelle, tra le quali Elena, passata alla storia come Sora Lella. Proprio Sora Lella in un’intervista di Gigi Sabani a “Piacere Raiuno” del 1991, raccontava la loro infanzia tra i banchi di frutta a Campo de’ Fiori, dove la madre aveva un banchetto ortofrutticolo e dove si formò comicamente Aldo, rubando con gli occhi quello che vedeva fare ai venditori.
Perla degli anni ’40 della cinematografia di Fabrizi fu certamente “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, in cui l’attore romano interpretò Don Pietro Pellegrini. Il suo personaggio, nel capolavoro del neorealismo italiano, fu ispirato ai due sacerdoti romani Pietro Pappagallo e Giuseppe Morosini.
Quattro anni dopo Fabrizi vinse il suo primo Nastro d’argento come miglior attore protagonista per “Prima comunione” del 1950. Il secondo sarà del 1975, come non protagonista, nella pietra miliare di Ettore Scola “C’eravamo tanto amati”. Prima però aveva ottenuto un riconoscimento alla biennale di Venezia per la sua interpretazione ne “Il delitto di Giovanni Episcopo” del 1947 diretto da Alberto Lattuada. Sul finire degli anni ’80, poco prima di morire, fu insignito anche del David di Donatello alla carriera. Gli anni ’50 di Aldo Fabrizi furono segnati dalla sua collaborazione con Totò e Peppino De Filippo.
Il Festival del Cinema Europeo di Lecce intanto annuncia il restauro de “La famiglia Passaguai” (1951) da Fabrizi diretto e interpretato, a cura della Cineteca di Bologna. —
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