Alessandra Celletti: «C’è Satie nel mio piano»

TRIESTE. Che si innamorasse di Erik Satie, della sua musica, forse era già scritto. Perché Alessandra Celletti è nata esattamente un secolo dopo il geniale compositore di Honfleur: nel 1866 lui, nel 1966 lei. Così, domani sera, al Teatro Miela di Trieste, si farà festa due volte: per i 150 anni del compositore delle “Gymnopédies”, che cadono proprio il 17 maggio, e per i 50 della pianista romana. Che, a dire il vero, si farà cantare «tanti auguri» qualche giorno più tardi. Il 6 giugno.
“50/150 Working on Satie” si intitola lo spettacolo di musica e immagini che andrà in scena alle 21 al Miela. Un percorso costruito come un work in progress. Nel quale gli elementi e le suggestioni che si rintracciano negli esperimenti musicali, e nelle azioni artistiche, del compositore francese riecheggiano nelle nuove armonie scritte da Alessandra Celletti per pianoforte e strumentazione elettronica. E ispirano immagini in movimento a Onze, il pittore e illustratore Stefano Centonze. Che sovrappone assonanze visive, cut up e interventi video al divenire dei suoni.
«Satie è da sempre il mio autore del cuore - confessa Alessandra Celletti -. L’ho scoperto che avevo appena 12 anni, al tempo del Conservatorio. E la cosa curiosa è che lui, proprio adesso, compie 150 anni, io 50. Il momento giusto per dedicargli qualcosa di importante. E per dedicarlo anche a me».
Satie al Conservatorio: come il diavolo e l’acqua santa?
«Peggio: di solito lo considerano un minore. A me, però, è andata bene. Perché me l’aveva consigliato la mia insegnante del Conservatorio. Voleva che suonassi al piano, a quattro mani, “Parade”. E io, studiando quella partitura, mi sono innamorata di lui. Per la sua ironia, per tutto il divertimento che riusciva a mettere sul pentagramma».
Quello è stato solo il primo passo?
«Certo, il bello è arrivato dopo. Quando ho deciso di approfondire le “Gymnopédies”. Ecco, da quel momento non l’ho più abbandonato. Non c’è concerto in cui non proponga qualcosa di lui».
Le ha portato fortuna anche nel mercato discografico?
«Il primo disco, che era autoprodotto e risale al 1994. “Les sons et les parfums”, conteneva già brani di Claude Debussy, Maurice Ravel e Satie. Contenta del risultato, mi sono chiesta: come si fa a incidere un vero disco? Ho trovato un etichetta e ho inciso un lavoro che ruotava attorno a un altro grande personaggio: Georges Gurdjieff. Anche lui, tra l’altro, nato nel 1866».
Satie e Gurdjieff: diversi, ma poi mica tanto...
«Avevano molti punti in comune. Soprattutto l’ironia. La capacità di guardare la vita con fantasia. Nel 2000 ho inciso “Esotérik Satie” e la critica l’ha applaudito per la capacità di fornire una nuova interpretazione delle sue musiche. Quel disco mi ha dato grandi soddisfazioni: è entrato nella classifica della Fnac Francia tra i più venduti nel reparto “classica”. E il regista britannico Guy Ritchie, l’ex marito di Madonna, ha inserito la prima “Gnossienne” nella colonna sonora del suo film “Revolver”».
Com’è nato “Working on Satie”?
«Ho cercato di non scrivere musica illudendomi che sia la sua. Ho voluto, piuttosto, cogliere lo spirito di Satie, come se mi aleggiasse intorno. Facendo convivere due aspetti in apparenza contradditori: quello provocatorio, giocoso e quello più intimo, profondo. Per questo al Miela suonerò il pianoforte, ma userò anche strumentazione elettonica».
E la collaborazione con Onze?
«Lui nasce come illustratore e pittore, ma è anche apprezzato per le animazioni video. Abbiamo lavorato insieme, giorno per giorno. Lui ascoltava la musica, poi si metteva a disegnare. A penna, dipingendo con l’acrilico, oppure partendo da fotografia che poi si animavano a passo uno. In alcuni momenti ci sono anch’io che mi sovrappongo ai disegni».
Non finisce qui?
«No, questo è un work in progress che proseguirà. Sono felice di farlo al Miela, dove c’è un atmosfera particolare. Ho suonato già quattro volte per il compleanno di Satie: una accanto a un dinosauro. Questa volta chiederò al pubblico di scrivere, alla fine, dei suggerimenti. Saranno preziosi per migliorare».
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