Alfons Mucha e i sogni Liberty in forma di donna

Le sinuose figure dell’artista nato in Moravia, che hanno contagiato la pubblicità, esposte a Palazzo Reale di Milano
Di Carlamaria Casanova

MILANO. Per gli amanti del Liberty, la mostra di Mucha a Palazzo Reale è un invito a nozze. Forse non tocca il cuore, come avviene con quella accanto, la travolgente "Giotto, l'Italia", ma certo tocca i sensi: la vista, l'epidermide. Le linee curve e danzanti, i disegni sinuosi graficamente perfetti, le floreali composizioni oniriche, sono grande godimento per gli occhi e felice tranquillità per lo spirito.

La mostra è allestita con particolare aderenza a stile e atmosfera dell'epoca: pareti delle sale verde-acqua e rosa antico, luci chiare e soffuse e chi si munisce della guida auricolare ha l'accompagnamento di musiche ineffabili come la “Morte del cigno” di Saint-Saëns o la “Mer” di Debussy. In esposizione c'è anche una ricca collezione di oggetti (vasi, boccali, coppe, piatti, sculture) e mobili raffinatissimi (sedie, divani, scrivanie e il curioso pianoforte curvilineo -di Alberto Issel).

Di Mucha campeggiano i manifesti, principale espressione della vastissima produzione dell'artista ceco, impostata su un tema quasi ossessivo: allegorie delle fasi del giorno e delle stagioni. Sono sempre figure femminili, giovani e belle, in contesti sognanti che evocano antiche fiabe nordiche. Il linguaggio così comunicativo e popolare, caratteristica della Belle Epoque, non poteva non sfociare nell'utilizzo della pubblicità.

Innumerevoli, infatti, sono i manifesti di Mucha al servizio di prodotti alimentari, case di moda, profumi, vini, birre, superalcolici, dolciumi, persino biciclette. Non per niente la prima opera esposta in mostra è l'enorme (tre metri di larghezza) "hommage respectueux de Nestlé", dedicato ai 60 anni di regno della Regina Victoria di Inghilterra.

È il 1897. Alfons Mucha espone per la prima volta a Parigi. Ha 37 anni. È già celebre. Gli inizi in patria (è nato a Ivancice, in Moravia) sono stati faticosi ma il mecenate conte Eduard Khuen ha risolto i suoi problemi: Alfons è potuto partire per Parigi, mèta di tutti gli artisti. Ci rimarrà 17 anni. Qui, l'incontro decisivo con la "divina" Sarah Bernhardt. Per lei Mucha disegna il manifesto di “Gismonda”, spettacolo di Victorien Sardou, ed è subito la fama. L'attrice sarà la sua musa/modella dal 1894 al 1910. La immortala in “Médée”, “La Dame aux Camélias”, “Lorenzaccio”, “La Tosca”, “La Samaritaine”, “Hamlet”...

Mucha, richiestissimo, produce pannelli, manifesti, litografie, calendari, gioielli. Molti ritratti. Entra nella loggia massonica parigina, diventerà poi Gran Maestro della massoneria slava. È cavaliere della Legion d'onore. Conosce Charles Crane, futuro finanziatore dell'Epopea slava, la sua opera più importante. Nel 1906 si sposa, va ad abitare nel castello di Zbiroh dove ha trasformato in atelier una sala lunga 20 metri. Parte con la famiglia per l'America, a New York decora il Teatro Tedesco. Nel 1928 si trasferisce con la famiglia in una villa a Praga, dove muore il 14 luglio 1939, a 79 anni.

Una vita di successi, soldi, fama. Alfons Mucha, considerato l'icona dell'Art Nouveau francese come, nelle rispettive denominazioni della nuova imperante corrente, sono Gustav Klimt (Jugendstil germanico), Galileo Chini e Alberto Martini (Liberty italiano), William Morris (Modern Style britannico). Tutta una rassegna gioiosa di immagini bellissime, forse in apparenza troppo innocenti. A risvegliare dal sogno verrà la Grande guerra. Poi ci sarà l'Art Déco.

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