Allo Château de l’Horizon c’erano Churchill e le sue amanti insieme a Picasso e Cole Porter

Neri Pozza pubblica “Cote d'Azur. 1920-1960” di Mary S. Lovell il racconto degli anni d’oro della Riviera francese fra il 1920 e il 1960
Marta Herzbruch
American actress, Maxine Elliott (1868-1940), pictured walking with a friend in Cannes in 1912. Maxine is on the right. Two decades later, she would entertain many famous figures at her Riviera home, Chateau de l'Horizon. 1912
American actress, Maxine Elliott (1868-1940), pictured walking with a friend in Cannes in 1912. Maxine is on the right. Two decades later, she would entertain many famous figures at her Riviera home, Chateau de l'Horizon. 1912



Cosa c'è di meglio, tra le letture da spiaggia, di un libro pieno di salaci gossip ambientato tra Nizza e Cannes quando erano frequentate dai vip di tutto il mondo? Storie di attrici, arrampicatrici sociali, artisti e scrittori, aristocratici, armatori e industriali, statisti e stilisti si fondono in “Cote d'Azur. 1920-1960: gli anni d’oro della Riviera francese” di Mary S. Lovell, ora pubblicato da Neri Pozza (traduzione di Maddalena Togliani, pp. 363, euro 22). Mary S. Lovell è una delle più apprezzate scrittrici di biografie, a lei si deve la più esaustiva biografia di Sir Richard Francis Burton (“A Rage to Live”) ma anche delle aviatrici Beryl Markham e Amelia Earhart (da cui è stato tratto il film “Amelia” con Richard Gere and Hilary Swank), dell'aristocratica Jane Digby che fuggì dall'Inghilterra vittoriana per andare a vivere con i Beduini nel deserto della Siria, oltre alle celebrate biografie delle terribili sei sorelle Mitford, e infine dei Churchill. Ed è lavorando su Winston Churchill e la sua famiglia che la scrittrice inglese si è imbattuta nella figura della ricchissima Maxine Elliott e nella storia dello Château de l’Horizon, la favolosa villa che l’attrice americana fece costruire a Antibes all'inizio del '900. Il libro è in realtà la biografia di questo lussuoso “buen retiro” per teste coronate e soubrette.

Oggi la villa è di proprietà della famiglia reale saudita, che ne ha però stravolto l'impianto architettonico originale che era un mix di stile moresco e art déco, disegnato da un giovane americano, Barry Dierks, che sarebbe poi diventato uno degli architetti più famosi sulla Riviera. La Costa Azzurra era divenuta già alla fine dell'800 la meta invernale prediletta delle famiglie reali e aristocratiche inglesi e russe, ma conobbe un vero boom negli anni '20 del secolo scorso quando divenne il luogo per eccellenza della villeggiatura estiva del jet set internazionale. Nel 1926 i ricchi newyorkesi Gerald e Sara Murphy, che ispirarono a Francis Scott Fitzgerald i personaggi di Dick e Nicole in “Tenera è la notte”, la elessero a loro luogo di residenza attirando, nel giro di pochi anni, un gruppo eclettico di artisti quali Pablo Picasso, Cole Porter, Dorothy Parker, Jean Cocteau, Elsa Maxwell, Scott e Zelda Fitzgerald e tanti altri. Del gruppo faceva parte anche l’americana Maxine Elliott: attrice, forse amante di Edoardo VII, re d’Inghilterra, abilissima investitrice, generosa e infaticabile, a lei si deve la creazione dello Château de l’Horizon, con la sua immensa terrazza/piscina dotata di un lungo scivolo che permetteva agli ospiti di nuotare anche in mare. La deliziosa villa bianca diventò subito la residenza estiva delle più illustri personalità dell’epoca: Winston Churchill vi trovò sempre rifugio per riprendersi dalle fatiche di statista britannico; in quelle occasioni la padrona di casa provvedeva ad invitare anche le tre storiche amanti del premier, le cosiddette “Tre D”: Daisy Fellowes, la rapace Doris Castlerosse (della quale si favoleggiano straordinarie capacità sessuali) e la mitica Diana Cooper. Dopo l'abdicazione, Château de l’Horizon offrì rifugio anche all'ex re-Edoardo VIII, il duca di Windsor e sua moglie Wallis Simpson. Dopo la morte di Maxine Elliott e la parentesi bellica, la villa venne acquistata dal fascinoso playboy miliardario Aly Kahn, che durante uno dei suoi leggendari parties vi conobbe Rita Hayworth, che divenne poi la sua (infelice) moglie (per la festa del matrimonio nella piscina decorata di fiori vennero versati ettolitri d'acqua di colonia). Mary S. Lovell ricostruisce con puntigliosa accuratezza gli anni in cui la villa rappresentò il santuario di uno stile di vita sensuale, lussuoso, eccentrico, ma anche le vicende dei suoi facoltosi proprietari e dei loro stravaganti ospiti. —

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