“Ambasciate d’Italia” per flauto firmate da Giorgio Tortora

GRADO

Modestamente, definisce la sua attività di compositore «un microsuccesso, ma con la fortuna di veder pubblicate le mie opere da importanti case editrici come Berbèn, Sinfonica, UT Orhpeus e molte altre». Ora, Giorgio Tortora ha da poco sfornato un nuovo lavoro. Si intitola “Ambasciate d'Italia”, dodici studi per flauto e pianoforte, che, come si legge nella copertina della partitura, sono stati curati nella “revisione flautistica da Luisa Sello”, artista udinese molto nota e apprezzata nel mondo del concertismo. “Ambasciate d’Italia” è un’opera pubblicata da Sinfonica, come “I Mazzantini”, studi per ottavino, che denotano un interesse non nuovo da parte di Tortora per gli strumenti della famiglia dei flauti.

«La maggior parte di questi brani - osserva il compositore - sono studi collocati fra il terzo e sesto anno del Conservatorio. Questo perché scrivere un suggestivo brano “da concerto” oggigiorno sarebbe un suicidio. Il mondo è cambiato, mentre per l'aspetto che riguarda gli “studi” a cavallo fra i saggi e i primi concerti, vi è ancora spazio».

Le soddisfazioni, comunque, non gli mancano. «”Ambasciate d’Italia” - continua - ha al suo interno anche un tema di una musica da film che avevo composto per “In the Mood for Love” e che paradossalmente non ha la mia firma come compositore ma solo come esecutore, visto che avevo ceduto i diritti a un musicista americano, Michael Galasso, che poi l'ha firmata. Non avevo però ceduto tutte le tracce, qualcuna mi era rimasta». “In the Mood for Love” non è un lavoro di serie B, ma un lungometraggio del regista, sceneggiatore e produttore cinematografico cinese Wong Kar-wai che, al Festival di Cannes del 2000, ha ottenuto importanti riconoscimenti.

Tortora oltre che come compositore è noto anche come chitarrista, didatta e come direttore della stagione “Musica a 4 Stelle” di Grado, anche se, registra amaramente, «nel mondo della musica cosiddetta “classica” nessuno compera più nulla». La sua passione però non si ferma e non intende esaurirsi. “Ambasciate d’Italia” è allora soltanto l’ultimo lavoro di una lunga serie di spartiti e partiture. —



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