Ambra Angiolini: «Il rebus della vita è nei Tradimenti»

L’attrice in scena da domani al Teatro Bobbio veste i panni di Emma nella commedia di Pintor
Di Maria Cristina Vilardo

di Maria Cristina Vilardo

L’icona rimasta sospesa sul suo nome è quell’auricolare con cui Gianni Boncompagni la pilotava nella conduzione di “Non è la Rai”. Ma Ambra Angiolini (nella foto di Federico Riva) ha voluto poi regalarsi una parabola artistica a tutto campo, dalla televisione alla radio, al cinema, al teatro. Domani alle 21.20 andrà in onda su Rai1 il film “Stai lontana da me”, di cui nel 2013 fu protagonista con Enrico Brignano. E sempre domani, alle 20.30, la vedremo al Teatro Bobbio in “Tradimenti” di Harold Pinter (Premio Nobel nel 2005), una commedia ambientata nel 1977, l’anno della sua nascita, in un percorso a ritroso che arriva al 1968. L’ha voluta Michele Placido nella sua messinscena per il ruolo di Emma, affidando a Francesco Scianna quello di Jerry, mentre Francesco Biscione è Robert. «Emma - dice Ambra Angiolini - è stata ed è sorprendente. All’inizio non mi piaceva molto interpretarla, non sentivo di poter destreggiarmi con disinvoltura in qualcosa che non avevo ancora acchiappato o compreso di lei. Mi mancava l’essere umano, mi mancava la donna, non c’era da nessuna parte. Ero lì alla ricerca disperata, sulla scena, con l’imbarazzo di non sapere ancora che forma darle».

E poi?

«Poi a un certo punto, liberatami da tutta una serie di aforismi che m’ero segnata sul copione e di una mia commedia nella testa, ho cominciato a vivere in modo davvero capriccioso, davvero inglese, asciutto, con dentro l’inferno, ma apparentemente un aplomb, una freddezza, un grigio, che è un colore che non ho affrontato spesso nella vita. Ho incontrato molto di più il bianco e il nero o gli eccessi, mai il rimanere solo fintamente nel mezzo».

E allora quali contorni dà a Emma?

«Emma è quella cosa che non prendi mai, che nel momento in cui ti sembra lì in realtà sta già da un’altra parte, si è già rotta le scatole. Invece la volta dopo deve andare tutto bene di nuovo, salvo poi distruggerlo. Ed è un atteggiamento tipico di questi anni. È talmente tutto veloce, tutto da consumare, da bere, da mangiare che finisce presto».

Ma come vivono il tradimento i tre personaggi?

«Rimuovendo il passato e tradendo tutta una serie di trascorsi, di avvenimenti che un po’ per comodità e un po’ per egoismo non devono più esistere. Si incrociano raramente in profondità, ognuno si prende ciò di cui ha bisogno curandosi poco di quello che genererà questa scelta. Il tradimento della memoria non è evidente nel testo a una lettura superficiale. Ci arrivi quando cominci a non fermarti alle parole, ma ad andare dentro la punteggiatura, dentro le pause, dentro i silenzi, dentro i respiri, dentro all’imbarazzo, dentro a tutto ciò che non viene scritto da Pinter apposta per tradire anche quelli che dovranno poi mettere in scena i suoi testi, lasciandoli alle prese con un enigma, con un enorme rebus».

Un testo coinvolgente?

«Direi proprio di sì, perché ci trovi il torbido di ognuno di noi. E se lo vieni a vedere capendo cosa stai guardando, non puoi non sentirti coinvolto al punto da rialzarti, alla fine dello spettacolo, e dubitare di chiunque, pure di quello che ti sei portato in teatro e che pensi di conoscere al cento per cento. Questo è davvero l’aspetto più inquietante della commedia».

Il gossip, soprattutto in internet, si è molto interessato alla fine del suo rapporto con Francesco Renga.

«Non voglio parlare della mia separazione. Non ho bisogno di dire nulla perché non va detto nulla, ne hanno già parlato fin troppo. Il gossip mi fa orrore e internet è un posto dove erroneamente chiunque dice la sua, però basta non sapere dell’esistenza di queste persone e si vive bene, si vive meglio».

Nuovi impegni sul set?

«Il film di Max Croci “Al posto tuo”, di cui però ancora non c’è una data d’uscita. Sono anche tra le undici protagoniste dell’ultimo film di Michele Placido, “Sette minuti”, ispirato al testo di Stefano Massini, che abbiamo girato in una fabbrica di Latina (fra le interpreti pure Ottavia Piccolo, come nella versione teatrale con la regia di Alessandro Gassmann, ndr)».

Michele Placido è un regista che la sta molto coinvolgendo nei suoi progetti.

«Michele mi ha preso per mano professionalmente in questi due anni, e umanamente mi è stato vicino. Federica, sua moglie, è diventata la mia agente. Questi mesi sono stati molto difficili e trovare qualcuno che, invece di mollarti perché sei scomoda, ti tiene la mano forte forte e ti dice: “Dài dài dài!” e tira anche per te in avanti, è qualcosa per la quale io non smetterò mai nella vita di ringraziarli. Posso dire che Michele e Federica hanno fatto la differenza».

Lei ha detto: «Sono nata mamma. Da piccola mi guardavo la pancia vuota e sognavo di riempirla». Ora mamma lo è diventata...

«Ho due figli che adoro. Jolanda è una ragazzina di dodici anni e Leonardo va per i dieci. Sono due bambini incredibili perché si rendono conto di tutto, hanno una profondità che sarà anche la loro “dannazione”, come lo è stata per chiunque di noi sia leggermente più sensibile della media. Voglio avere con loro un rapporto da mamma, non da amica, in cui tutto è legato a una regola, quella fondamentale che poi porta il rispetto».

La prima bugia che le hanno raccontato?

«È quella di Jolanda, quest’estate, quando mi aveva detto d’aver fatto i compiti, che non aveva fatto. I suoi occhi sono stati così divertenti nell’ammettere che ci aveva provato! Uno scambio di sguardi durato non più di sei secondi, ma sono stati sei secondi indimenticabili nei quali, come Pinter, avrò detto forse due parole in mezzo a tanti puntini di sospensione... è la vita, però, che ci è passata attraverso».

Mountain bike, corsa, roccia, judo e bricolage sono le passioni che le attribuiscono. Mica male per una vita intensa come la sua.

«Sì, mi sono data da fare. Nasco iperattiva, ma non per mia volontà, semplicemente perché ho cominciato a lavorare che ero talmente piccola. E da quando sono arrivati i bambini è un disastro, tutte le loro passioni sono diventate motivo di approfondimento in separata sede. Per cui portiamoli a scalare, certo, però prima devo essere bravissima io, e allora si va a scuola di parete, di roccia sintetica. Oppure iniziamo a fare arti marziali, sì, ma cosa sono le arti marziali? E allora diventi terzo dan, cintura nera...».

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