Andrea Bellavite, sulla strada cercando la verità

Da “Lo spirito dei piedi. Piccoli viandanti alla ricerca della verità” di Andrea Bellavite pubblichiamo il brano iniziale del libro, per gentile concessione della casa editrice Ediciclo.
di ANDREA BELLAVITE
Gorizia, una sera di ottobre, piove come Dio la manda. Sono appena caduti i primi muri che dividono l'Europa, al di là della grande piazza piena di autocarri in sosta per i controlli doganali c'è la Jugoslavia dell'immediato dopo Tito, la Slovenia sta per diventare uno stato indipendente.
Seduto su un gradino, sotto l'architrave di un elegante portone, un uomo si ripara come può dalla pioggia. Calvo, sulla cinquantina, ha occhi malinconici, talmente penetranti da attirare l'attenzione anche da lontano. Accanto a lui c'è uno zaino, uno sguardo rapido consente di immaginarne il peso. «Ha bisogno di aiuto?», chiede una donna premurosa. Fissandola in silenzio, il forestiero comincia a rovistare cercando qualcosa nella tasca interna del giaccone inzuppato. Ne trae un foglio inserito in una copertina di plastica trasparente. La firma è del vescovo di Tarbes presso Lourdes, la data è di qualche mese prima. Certifica che Francois è in cammino solitario verso Gerusalemme. Non può parlare con nessuno, possiede solo un cambio di vestiario e un biglietto aereo da Tel Aviv a Parigi, da utilizzare entro un anno.
Incuriosita da quel breve scritto, la passante lo accompagna in un vicino ostello. C'è il tempo per una cena insieme, un piatto di pasta e un po' di formaggio, poi il custode riempie un bicchiere di merlot per fargli gustare le specialità della zona. Non sembra per nulla interessato alle sue spiegazioni, solo gli rivolge un sorriso lieve, un "grazie" trasmesso da anima ad anima e subito dopo una preghiera intuita nel corrugarsi della fronte, un'invocazione tanto più intensa quanto più elevata senza parole.
La mattina dopo piove ancora, se possibile ancor più del giorno prima, Francois ritorna al confine, chi lo guida si accerta che le guardie lo lascino passare e lo vede svanire nel grigiore del giorno autunnale, il sacco sulle spalle e nel cuore il fardello di chissà quali pensieri. È un pellegrino del XX secolo, ma potrebbe essere anche del medioevo, se non fosse per quel ticket bagnato che forse non utilizzerà mai. «Attraverso i campi», è questa l'etimologia della parola "pellegrinaggio". Quell'uomo ha lasciato la sicurezza della città difesa dalle rassicuranti mura del quotidiano e ha intrapreso la strada di un'avventura incerta. Ha abbandonato dietro di sé le tre realtà che connotano il "normale" collocarsi nella società e corrispondono alle tre domande più o meno esplicitamente rivolte a chi non si conosce o a una persona ritrovata dopo molto tempo: dove abiti? Che lavoro fai? Come sta la tua famiglia? Sono interrogativi apparentemente ovvi in un sistema sociale nel quale è difficile concepire la situazione di un uomo che non abbia casa o che sia privo di denaro e di relazioni ben definite.
Chi decide di uscire dalla porta delle convenzioni sa che "fuori" l'unica vera carta d'identità è la propria debolezza, soprattutto se le proprie ricchezze materiali si riducono a un cambio di biancheria intima e a un maglione sdrucito per non soccombere al gelo. «Non sarà sopraffatto dai capricci della natura? Troverà qualche persona generosa che gli darà conforto? Non ha paura di incontrare qualche malandrino?».
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