Anton Maria Zanetti promotore d’arte del ’700 riscoperto da Craievich

il personaggio«Uno dei più distinti dilettanti della presente età nel disegno, e per uno de’ dotti conoscitori delle antiche e moderne pitture». Si potrebbe descrivere così Anton Maria Zanetti, con...

il personaggio



«Uno dei più distinti dilettanti della presente età nel disegno, e per uno de’ dotti conoscitori delle antiche e moderne pitture». Si potrebbe descrivere così Anton Maria Zanetti, con le parole che nel 1733 gli dedicò il suo omonimo nipote nell’incipit del volume “Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia”. Sicuramente fu un intellettuale autorevole, mentore delle arti, amico e sostenitore dei più grandi artisti dell’epoca, collezionista raffinato di stampe, quadri e antichità, incisore capace e promotore di pubblicazioni storiche e d’arte, mecenate ma anche mercante d’arte, abile mediatore di nobili e sovrani - dal Duca d’Orléans al principe di Liechtenstein - per acquisti e commissioni d’opere dei più celebri artisti della laguna e soprattutto uno dei primi “art-promoter” della storia moderna grazie ad una rete internazionale di amicizie e rapporti.

La storia di questo affascinante e ancora poco noto personaggio del Secolo dei Lumi è raccontata nella mostra “La vita come opera d’arte” aperta sino al 7 gennaio prossimo a Ca’ Rezzonico a Venezia. Curata dal triestino Alberto Craievich, direttore del Museo del ‘700, l’esposizione ricostruisce l’articolata biografia di Zanetti, mettendo in luce le sue molteplici attività e la sua poliedrica figura attraverso testimonianze di vita – volumi, lettere, incisioni e disegni di solito non esposti per ragioni di conservazione – e opere d’arte della sua collezione, come le splendide grafiche di Tiepolo, Sebastiano e Marco Ricci, di Palma il Giovane o di Dürer, tuttora conservate nei musei veneziani.



Lo spartiacque della vita di Anton Maria Zanetti fu senza dubbio la morte del padre, che lo costrinse ad occuparsi del sostegno economico della sua famiglia ridimensionando le giovanili aspirazioni artistiche (si era formato come incisore nelle botteghe dei pittori più importanti dell’epoca) e intraprendendo l’attività di assicuratore navale. Questo cambio drastico di rotta tuttavia non lo allontanò dalla sua passione per l’arte, che declinò da quel momento in poi in modi diversi, facendo della sua stessa vita, in qualche modo, “un’opera d’arte”.

Lo si potrebbe definire un uomo visibile in “controluce”, poiché, nonostante la fitta rete di amicizie e relazioni di altissimo livello che lo portò nel 1761 ormai ottantenne addirittura a essere nominato conte dall’imperatrice Maria Teresa, non fu mai sotto i riflettori. «Ha percorso la sua lunga esistenza – spiega Craievich - in punta di piedi all’ombra dei protagonisti del secolo, più attento all’ammirazione privata che alla fama, come il suo vasto epistolario dimostra».



Che fosse un uomo dalla grande capacità di inquadrare le persone, i loro difetti e pregi, lo dimostrano non solo le sue doti di mercante e mediatore, ma anche la sua ricca produzione come incisore e disegnatore di caricature in cui declinò un ironico quanto dissacrante “bestiario veneziano”. Senza dubbio fu un erudito autorevole, fortemente considerato nelle arti e non solo. Lo testimoniano le molte dediche a lui rivolte e la deferenza con cui parlarono di lui Francesco Algarotti o Carlo Goldoni che nella commedia “Il Ricco insidiato” scrisse: «In questa serenissima Patria nostra siete a ogni ordine apprezzato ed amato. Co’ vostri viaggi noto vi rendereste... I personaggi più illustri e più riguardevoli dell’Europa hanno per voi un affetto ed una stima singolarissima...».



La sua passione di collezionista si intreccia indissolubilmente con l’attività di mercante. I dipinti che acquista non li raccoglie solo per finalità estetiche, almeno in parte risultano opere destinate alla vendita oppure oggetto di doni per rinsaldare amicizie, relazioni, come quando acquista la statua originale dell’Orante di Berlino per poi cederla quasi subito a prezzo di costo al principe di Liechtenstein o quando dona le stampe a colori da lui stesso realizzate con l’antica tecnica della xilografia a più legni ad aristocratici di varie nazionalità residenti a Venezia o giunti per il “grand tour”. Tuttavia da ogni sua azione traspare una passione per l’arte e per la sua divulgazione, basti pensare all’edizione “Delle antiche statue greche e romane” di Venezia, da lui realizzata in 15 anni di lavoro - uno dei libri illustrati più belli e lussuosi del‘700 - o alla serie di “stampe di traduzione” in cui riprodusse quadri e disegni a scopo promozionale come una sorta di gallerista ante litteram per far conoscere artisti o diffondere le sue collezioni. In lui il mercante e il collezionista si intrecciano, così pure le pubblicazioni d’arte e i cataloghi di vendita. Collezionò gemme preziose, quadri di paesaggio, opere antiche e contemporanee, libri preziosi, disegni e stampe. Fu amico di pittori come Canaletto, Rosalba Carriera, Sebastiano e Marco Ricci, Giambattista Tiepolo, che consigliò e divulgò come un promoter grazie alla sua rete di amicizie. «Una sorta di lavoro nell’ombra – spiega Craievich – con il quale riuscì ad affiancarsi al flusso creativo di molti artisti dell’epoca influenzandoli con il suo gusto e la sua cultura internazionali. Fu inoltre promotore della nascita del libro d’arte a Venezia e con le sue operazioni culturali, editoriali e artistiche contribuì a riportare la città al centro della cultura settecentesca europea».

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