Antonello da Messina, la modernità che non stanca mai

Le sue opere sono solitamente di piccole dimensioni, curatissime nei particolari e nella resa prospettica, eccezionali nel saper rendere vivi i personaggi attraverso i loro sguardi. Quella di Antonello da Messina è una pittura colta, raffinata da apprezzare con paziente e giusta attenzione.
Presentata come la mostra dell’anno, l’esposizione dedicata al pittore rinascimentale di origine siciliana è visitabile, fino al 2 giugno, a Palazzo Reale di Milano. Sono riuniti 19 capolavori su 35 che ne conta la sua autografia, per la cura di Giovanni C.F. Villa, storico dell’arte e docente dell’Università di Bergamo.
Elogiata dalla maggior parte della critica, ha suscitato anche qualche parere negativo in chi l’ha ritenuta addirittura inutile perché priva di novità critiche e per la scarsa distanza temporale con le altre esposizioni dedicate allo stesso autore come la grande mostra alle Scuderie del Quirinale del 2006 o quella del Mart di Rovereto nel 2013. Vero è che nella mostra di Roma, peraltro curata dallo stesso Villa, era stata raccolta quasi la totalità del corpus pittorico del messinese, mettendolo a confronto con artisti quali Jan van Eyck, Giovanni Bellini, Francesco Laurana. A Rovereto c’erano invece una quindicina di dipinti di Antonello insieme a una ventina di opere di suoi contemporanei.
Eppure la sola occasione di poter rivedere a Milano il “San Girolamo nello studio” prestato dalla National Gallery di Londra o l’“Annunciata” giunta da palazzo Abatellis di Palermo, merita la visita. Il percorso espositivo di Palazzo Reale, sobriamente e sapientemente ritmato in ampie sale con poche opere, consente al visitatore di apprezzare pienamente la grandezza e la straordinaria modernità del pittore, nel suo rigore compositivo, nelle sue geometrie, nella sua capacità di introspezione psicologica che non smettono di sorprendere.
Lo stesso percorso è inoltre arricchito da una ventina di disegni di Giovan Battista Cavalcaselle, storico dell’arte dell’800 che per primo ricostruì il catalogo di Antonello da Messina, attribuendogli ad esempio proprio il “San Gerolamo” di Londra, precedentemente creduto di autore fiammingo. Per Cavalcaselle il disegno era uno strumento interpretativo, di studio e di scoperta: attraverso i suoi appunti e i suoi rilievi egli giungeva a svelare i segreti e le qualità più profonde degli artisti che osservava, riconoscendone le cifre distintive.
Guidati dallo sguardo dello studioso ottocentesco si rivelano così altre opere fondamentali quali ad esempio la “Madonna col Bambino” della National Gallery di Washington, il “Ritratto d’uomo”, anche detto “Ritratto Trivulzio” del Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama a Torino, la “Crocifissione” del Museo nazionale Brukenthal di Sibiu in Romania.
La mostra è coprodotta da Comune di Milano e MondoMostre Skira. Il catalogo, pubblicato da Skira, si presenta come una vera e propria monografia, contenendo le riproduzioni di tutte le opere a oggi note di Antonello, gli appunti del Cavalcaselle, gli interventi del curatore e una serie di riflessioni di scrittori quali Roberto Alajmo, Nicola Gardini, Jhumpa Lahiri, Giorgio Montefoschi ed Elisabetta Rasy. —
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