Antonutti recita Pasolini davanti al ministro

Ci sarà Franceschini lunedì sera al Verdi di Pordenone per l’evento “... tra la Carne e il Cielo” con l’attore che vive a Trieste
Di Francesca Pessotto

PORDENONE. Forse 40 anni sono sufficienti per arrogarsi il diritto di chiamarlo per nome. Chi intimamente “Pier Paolo”, con una confidenza da buon amico, chi semplicemente “PPP”, mascherando di falsa distanza una cortesia estorta e strappata, ma tutti, bene o male, oggi ci sentiamo più legati e vicini a Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali del '900, nato nella terra di primule e temporali friulana, così drammaticamente vicino. Scomodo, controcorrente, dirompente nella sua chiaroveggenza scabrosa, Pasolini viene ricordato lunedì a 40 anni esatti dal suo assassinio anche da chi non l'ha mai letto, anche da chi lo cita per sentito dire, per moda, o perché ne ha fatto un feticcio le cui citazioni servono a spegnere i discorsi sulle labbra altrui, o sembrano in grado di dare un senso conclusivo alla materia incomprensibile ed esplosiva del presente.

Un carattere forte ed eclettico il suo, un'anima stratificata e complessa, un fine intelletto poggiato su ossa fragili, crepuscolarmente attratte dalla morte e romanticamente ebbre d'amore, che vibravano mosse dalla “musica assoluta” di Johann Sebastian Bach. E alla sensibilità di questo Pasolini, Pordenone dedica il concerto di lunedì alle 20.45 al Teatro Verdi, che porterà sul palco l'orchestra della Filarmonica di Torino diretta da Tito Ceccherini, un attore di rango come Omero Antonutti, due musicisti del calibro di Maurizio Baglini e Silvia Chiesa e il soprano Valentina Coladonato per “... tra la Carne e il Cielo”, commissionato ad Azio Corghi e alla drammaturgia poetica Maddalena Mazzocut-Mis, e del quale è dedicataria la violoncellista Silvia Chiesa.

Una produzione in anteprima assoluta, alla presenza della presidente della Regione Debora Serracchiani e del ministro dei beni culturali Dario Franceschini, interpretata dalla voce di Omero Antonutti, 80 anni dedicati al teatro e al cinema di grandi registi come Luigi Comencini, Marco Tullio Giordana, Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Spike Lee, che con Pasolini condivide i natali ma anche la “lezione” bachiana: «Ho imparato a leggere Bach attraverso Pasolini - dice -. La sua eccezionalità si ravvisa nell'aver visto nel “Siciliano” una grande “lezione erotica”, il concatenarsi di male e bene, carne e cielo, una lotta continua sublimata dalla grande spiritualità di cui Pasolini stesso vive e che pulserà in lui fino alla morte».

Un intellettuale che ha eredi oggi? «Impossibile. Se ci fossero, potrebbero spiegare questo pazzo mondo ingarbugliato e violento a noi poveri diavoli mortali. Ma di Pasolini ce n'è stato uno solo e nessuno può prendere il suo posto. Lui si è dedicato con eccellenza a più arti contemporaneamente, e questo nessuno è stato più in grado di farlo dopo di lui».

Attore non popolare, Antonutti ha scelto un cinema impegnato, consapevole dei limiti che questo avrebbe comportato. «Non possiamo essere capiti da tutti e piacere sempre. Va fatta una scelta di ambito. Pasolini in questo è stato esempio vivente: lui sapeva che non sarebbe stato capito, neanche a 40 anni di distanza; mal visto forse sì, oggi come ieri. Il “corpo” di Pasolini rappresenta la morte e la vita stessa, l'arte e il pensiero che si fanno tangibili e corruttibili, nella ricerca inesausta di un'unificazione che tramite il pensiero viva di un afflato eterno».

Cresciuto a Trieste ma di padre friulano, Antonutti guarda al Friuli come alla casa dove tornare. «Capisco l'amore di Pasolini per una lingua che andava investigata e addirittura inventata, nobilitata, per difendere le proprie origini. Io stesso, quando tornavo a Udine da ragazzino, non parlando il friulano ma solo il triestino venivo emarginato dai miei coetanei. Ora il friulano lo parlo ancora bene e lo considero una delle lingue più musicali che esistano».

E in Bach Pasolini sperimentò un'ebrezza artistica di tenerezza e strazio, una vertigine dei sensi, un dolore fisico che consumò la sua stessa vita, tesa tra verità carnale ed altissima spiritualità e la cui sintesi alchemica ha trovato realizzata proprio nella musica del compositore tedesco, “corpo musicale” sensuale e religioso al tempo stesso, tanto da diventare colonna sonora di Accattone e de Il Vangelo secondo Matteo, contraltare retoricamente alto rispetto alla narrazione straziante.

I biglietti per la serata sono in vendita in biglietteria e attraverso il sito del teatro. Info: 0434247624, www.comunalegiuseppeverdi.it

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