Arrivano i Vampiri a Trieste con 29 artisti tra film e libri

Ogni epoca ha i suoi vampiri, oggi addirittura sentiamo parlare di “vampiri energetici” per indicare un narcisista manipolatore. Al di là della metafora vero è che il fascino di questo ambiguo personaggio ha attraversato i secoli trasformandosi, rendendosi via via più seducente. Il merito va senz’altro al romanzo gotico, a un libro come “Il vampiro” di Polidori di cui si celebra il duecentenario quest’anno, primo romanzo a ideare un vampiro dall’aria piuttosto dandy che si aggira nell’alta società. Il ’’900 ha fatto il resto, dal cinema muto allo schermo a colori la losca figura della notte si è progressivamente edulcorata. Perché è vero, rimane sempre un profilo brutale che deve uccidere per sopravvivere, ma acquista più voluttà, come i vampiri di Tom Cruise o Gary Oldman. Niente a che fare con i più miti succhiasangue di Twilight, troppo morali per conservare un pizzico di erotismo. Al vampiro e alla sua leggenda è dedicata la mostra “Vampires! Lunga vita ai Signori delle Tenebre” che si aprirà venerdì 20 dicembre alle 19, al Circolo Knulp, un’iniziativa a cura di Lisa Deiuri e Nanni Spano. In vetrina 29 autori provenienti da tutta Italia, ognuno con il suo sguardo sul Signore della notte. Artisti di diversa provenienza e formazione in una mostra che non limita idee e tecniche, per cui di fianco a stili più classici si giunge al pop e al fumetto, è il caso di Chiara Volponi, di anni 14 e già ideatrice di manga. In Europa fin dall’antichità il vampiro non smette di affascinare, basti pensare ai grandi poeti che gli hanno dedicato versi, da Goethe con “La sposa di Corinto” alla “Christabel” di Coleridge. Nell’800 i vampiri sono esseri affascinanti ma ancora malvagi, seduttori che uccidono, anche in modo simbolico, così è per esempio per “Il vampiro” di Baudelaire che altri non è che Jeanne Duval, la venere nera con il suo amore vampiresco. Una spietatezza, appunto, da cui non sono esenti neanche le donne se pensiamo alla “Carmilla” di Le Fanu. Così come conserva crudeltà all’inizio del ’900 Nosferatu. Sono questi i principali soggetti a cui gli artisti si sono ispirati, personaggi letterari riversati poi nel cinema, fino a “Dracula” di Stoker. Ma perché il principe della notte piace tanto? «Piace perché è una figura di confine – osserva Lisa Deiuri – non appartiene a nessuna delle coppie di opposti che spezzano la nostra identità: bello e brutto, buono e cattivo, vero e falso. Vita e morte in lui convivono con mirabile equilibrio pur non essendo egli un dio ma una strana evoluzione dell’essere umano.
Il Vampiro quindi partecipa del mito in quanto “ibrido”: come gli eroi dell’antichità, figli di un dio – o una dea – e di un umano o creature a metà fra uomo e animale, può ambire all’immortalità ed è dotato di poteri superumani». E poi c’è il lato sovversivo: «Sono infatti degli outsider quasi sempre bisessuali o apertamente gay. Costretti a muoversi quasi sempre nel buio, non si fanno fermare dalla morale dei cosiddetti “esseri umani” e ciò deve aver avuto un certo peso nell’immaginario dell’Occidente cristiano, represso, sessuofobico e schiavo, oggi più che mai, dello status quo. Un peso che si percepisce di più e meglio dando uno sguardo al cinema. Da Nosferatu (1922), a Dracula di Browning (1931), a Il principe della notte di Herzog (1979) fino a Solo gli amanti sopravvivono (2013), il vampiro diventa simbolo non solo di desideri proibiti, ma anche di tutti coloro che, costretti a nascondersi per sopravvivere, non possono mostrarsi per come sono alla luce del sole e acquistano forza soltanto nel regno della notte, quando le barriere cadono e le persone si arrendono ai propri sogni».
Alla presentazione della mostra si terrà il Portrait Party con un set fotografico professionale, chi vorrà potrà cimentarsi in trucchi e maschere. —
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