Audrey Hepburn, l’icona che si nutrì di tulipani

LONDRA. Che sia la vostra icona di stile o il vostro modello di riferimento, Audrey Hepburn rappresenta internazionalmente l’ideale di classe e eleganza senza tempo. E, la mostra “Audrey Hepburn: Portraits of an Icon”, recentemente inaugurata alla National Portrait Gallery di Londra, sicuramente rinforzerà questa idea nell’immaginario collettivo grazie a una settantina di foto di collezioni pubbliche e private. All’ingresso si viene accolti da una giovane e sorridente Audrey, all’età di nove anni, che tiene in mano orgogliosamente un piccolo mazzo di fiori. Subito a fianco, una seconda fotografia scattata immediatamente pochi giorni dopo la liberazione dell’Olanda da parte delle truppe alleate alla fine della seconda guerra mondiale, segna invece l’unica testimonianza fotografica dell’adolescenza della giovane attrice.
Nonostante provenisse da una famiglia agiata, infatti, (il padre era un ex diplomatico e la madre una nobile olandese, ndr), durante la guerra la Hepburn sopravviverà solo di bulbi di tulipano, radici ed erba bollita. Regime alimentare che avrà un impatto notevole sul suo successivo sviluppo fisico, e che contribuirà alla formazione del suo aspetto esile e sottile nonostante il metro e settanta di altezza. Alle immagini di Audrey bambina e adolescente sono accostate quelle dei primi anni del dopoguerra, per la maggior parte scanditi da numerose ore di balletto e audizioni che la porteranno a esibirsi in teatri nella capitale londinese a poca distanza dalla National Portrait Gallery.
È proprio qui, infatti, che mentre si riposa tra una prova e l’altra un fotografo la nota e le chiede il permesso di scattarle una foto. La Hepburn, stupita dalla richiesta, accetta titubante. Sono i primi anni Cinquanta, e i canoni femminili dell’epoca sono completamente diversi da quelli che caratterizzano la sua figura. Ma è proprio questa sua peculiarità, per l’epoca in cui si trova, che aiuterà la Hepburn a ritagliarsi una prima nicchia di ammiratori che negli anni andrà a ispessirsi fino a conquistare editori di grandi magazine di moda e numerosi stilisti. Primo fra tutti, il giovane sarto francese Hubert de Givenchy, presente in uno scatto con l’attrice mentre prova una delle sue creazioni. Lo stilista troverà nelle caratteristiche fisiche dell’attrice, una vera musa ispiratrice nonché la personificazione dell’ideale di bellezza e sofisticazione. Dal loro incontro nascerà una collaborazione che durerà tutta la vita e che vedrà il picco nei dieci anni di Givenchy come curatore di immagine della Hepburn.
Questo sodalizio con il mondo della moda, inoltre, la porterà a essere una presenza costante ai défilé, nonché sulle copertine dei magazine più famosi ritratta dai grandi fotografi dell’epoca come Blumenfeld, Avedon, Beaton, Penn solo per citarne alcuni. La terza sala, infatti, offre una vasta testimonianza di questa sua relazione con la moda e i professionisti del settore dell'epoca.
La quarta sala, invece, offre uno spaccato della sua carriera lavorativa in famose pellicole come Sabrina, ‘My fair lady’, il famoso blockbuster “Colazione da Tiffany” e ‘Vacanze Romane’ al quale si alternano rare immagini di vita privata con alcuni scatti che ritraggono l’attrice e uno dei suo figli, Sean, nonché con il primo e secondo marito.
Curiosamente, nessuna fotografia in mostra ritrae l’attrice con entrambi i figli nonostante siano stati gli stessi due a curare l’esibizione e abbiano donato quasi la metà delle foto presenti (trentacinque su settanta, ndr). L’ultima sala, infine, esplora l’eredità morale lasciata dall’attrice negli ultimi anni di vita prima che un tumore la stroncasse nel 1993. Qui, accanto alla Audrey ‘diva’ di Hollywood dalle numerose copertine, troviamo una donna più ancorata al reale grazie al suo impegno come ambasciatrice dell’Unicef in Africa.
Soprattutto negli ultimi anni precedenti la malattia, l’impegno con l’organizzazione internazionale era qualcosa in cui Hepburn credeva fortemente come ha ricordato il secondo figlio dell’attrice, Luca Dotti. «Mia madre era davvero grata per l’opportunità affidatale» ha raccontato. «Al contempo era stupita che la sua presenza potesse davvero fare la differenza, perché si è sempre meravigliata di quanto potesse influire positivamente». Segni di modestia e riservatezza che, stando alle parole di Dotti, hanno sempre accompagnato l’attrice nonostante la fama mondiale. «Nella casa in cui sono cresciuto da bambino – ha aggiunto - ricordo mia mamma esporre solo una foto: quella con la scrittrice Colette».
Una modestia che, sempre secondo Dotti, si rifletteva anche nella percezione che aveva di sé e della sua popolarità. La Hepburn, infatti, testimonia il figlio, «era stupita dal suo successo ed era grata per ogni cosa che le veniva imprestato o donato. Conservava tutto: dalle copertine dei giornali, alle foto di eventi pubblici e privati ma restituiva sempre gioielli e abiti che aveva in prestito proprio perché riteneva che, nonostante la fama, nulla le fosse dovuto».
Complessivamente, se da una parte la mostra sarà un successo per la schiera delle patite del tubino nero e il giro di perle o i fan più scatenati, non potrà che lasciare delusi chi vuole conoscere qualcosa in più, che non sia già stato scritto o detto in merito all'attrice.
Quasi nulla negli scatti presenti, infatti, riesce a valicare quel muro di pudore e riservatezza che offre allo spettatore la Audrey descritta delle parole del figlio nel corso della conferenza stampa. E come se ci sia stata la volontà, conscia o meno, di proteggere da troppa curiosità la Audrey privata, rintracciabile solo velatamente dalle parole da chi l’ha conosciuta davvero.
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