Automobili, tennis e spiagge assolate scatti sulla vita felice di Henri Lartigue

Franca Marri
Aperta i primi di marzo e subito dopo chiusa, ufficialmente fino a venerdì 3 aprile, in base a quanto stabilito dal dpcm dell’8 marzo, la mostra “Jacques Henri Lartigue. L'invenzione della felicità. Fotografie” alla Casa dei Tre Oci a Venezia diventa fruibile da casa, collegandosi in rete al sito e ai suoi principali canali social.
Si possono trovare tante immagini delle opere esposte e delle sale allestite insieme a pillole video in cui il direttore artistico Denis Curti racconta la più ampia retrospettiva realizzata in Italia dedicata al grande fotografo francese: 120 scatti di cui ben 55 inediti.
A cominciare dal titolo: Curti spiega come l’autore attraverso le sue immagini, raccolte durante la sua intera esistenza, abbia voluto costruire un racconto non della propria vita ma di ciò per cui è valso la pena di vivere, che, rivedendo, l’avrebbe ri-reso felice.
Pittore, scrittore e fotografo Jacques Henri Lartigue (Courbevoie 1894 – Nizza, 1986) era cresciuto a Parigi in una famiglia agiata; a sette anni aveva ricevuto in regalo la sua prima macchina fotografica e aveva provato a realizzare i primi scatti. Da subito inizia a raccogliere le sue foto negli album: ne metterà insieme circa 130, con decine di migliaia di immagini.
Parallelamente terrà dei diari di appunti con riflessioni, descrizioni e schizzi delle fotografie stesse.
Il percorso espositivo della mostra alla Casa dei Tre Oci rivela come a 70 anni, Lartigue sia diventato celebre per le sue fotografie realizzate oltre 50 anni prima.
Tra le prime immagini dei primi anni del Novecento, in piena Belle époque, ci sono quelle che ritraggono le donne eleganti mentre passeggiano al Bois de Boulogne o sulla spiaggia di Villerville, per poi passare alle corse di automobili, agli aeroplani, al tennis, ai nascenti sport invernali, agli aerostati e più in generale al movimento, alla corsa, al volo e ai salti. A proposito di questi ultimi, del ‘38 è uno scatto che ritrae Jean-Roger Lévy, mentre sta facendo sci d’acqua, sospeso sulla superficie del mare della Costa Azzurra, ma ci sono anche donne e bambini che saltano, o il cugino André, a caccia di farfalle.
Negli anni Venti e Trenta Lartigue si fa conoscere ed apprezzare soprattutto come pittore esponendo nei Salons parigini con un discreto successo. Negli stessi anni inizia a pubblicare qualche sua fotografia su riviste quali “La vie en plein-air”, accanto ad altri fotografi dilettanti. Successivamente inizierà a pubblicare su alcune riviste di moda.
Nel ‘62 insieme a Florette Orméa, la sua terza moglie, si reca negli Stati Uniti dove viene in contatto con Charles Rado dell’agenzia Rapho di New York, al quale mostra le sue fotografie. Rado le sottopone a John Szarkowski, conservatore del Museum of Modern Art, che gli propone immediatamente un’esposizione.
La mostra al MoMA e la pubblicazione di un ampio portfolio su “LIFE” segnano il riconoscimento internazionale di Lartigue come fotografo.
Scrive Fernidando Scianna nel catalogo della mostra (Marsilio editore): “Le immagini di Lartigue sono felici, la vita di Lartigue è stata felice, ricca e felice. Che provocazione, nel secolo delle guerre, degli orrori, delle catastrofi. È stato necessario aspettare che il mondo fosse pronto a perdonare a qualcuno di essere stato felice, malgrado la Storia, contro la Storia”.
Nel 1970 viene pubblicato il suo “Diary of a Century”, “Instants de ma vie” nell’edizione francese, per la cura di Richard Avedon, tra i più illustri fotografi di moda, e Bea Feitler, allora art director di “Harper’s Bazaar”.
Alcuni ingrandimenti delle pagine dei suoi quaderni sono presenti in mostra, intervallando le foto, arricchendo l’allestimento.
Sono visibili pure sul web, dove anche lo staff dei Tre Oci propone particolari punti di vista sull’esposizione e sulla Casa. Accanto a ogni like, c’è ovviamente l’augurio che possa riaprire al più presto. (www.treoci.org) —
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