Bacco, baccanali e vino nell’arte di ogni tempo

VERONA. "Melchisedech, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici". Così si legge nel libro della Genesi a proposito di un personaggio, per certi versi misterioso, vissuto verso il secondo millennio avanti Cristo, re Cananeo di Salem, nome arcaico della città di Gerusalemme. L'episodio, che naturalmente prefigura l'evento dell'eucarestia, viene rappresentato con un gusto spiccatamente narrativo su una tela dipinta da Lorenzo Lotto, da lui stesso donata alla Santa Casa di Loreto. Si tratta senza dubbio di una tra le opere più curiose attualmente esposte in un'originale rassegna allestita a palazzo della Gran Guardia di Verona che ha per titolo "Arte e Vino".
Curata da Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa, prodotta e organizzata da Villaggio Globale International e Skira editore, la mostra attraversa secoli e secoli della storia dell'arte, dall'epoca etrusco-romana alla prima metà del '900, con oltre 180 pezzi tra dipinti, sculture, argenti, maioliche, vetri colorati, tutti legati al tema del vino: tra sacro e profano, religione e mito, festa e sacrificio, allegoria e spensieratezza.
Si inizia con le scene di vendemmia raffigurate sui marmi e le pietre più antiche che evidenziano le sottili assonanze tra le rappresentazioni dei riti dionisiaci e le prime simbologie cristiane. A seguire una ricca galleria di dipinti dedicati ad episodi tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento: si possono ammirare una movimentata Ultima cena di Tiziano, realizzata per la confraternita del Corpus domini di Urbino, accanto ad una singolare rappresentazione di un anonimo pittore nordico con Cristo Vendemmiatore nell'iconografia del Torchio mistico; lo straordinario realismo fotografico con cui Baccio Ciarpi raffigura San Benedetto che spacca il calice di vino offertogli dagli infedeli e la travolgente sensualità pittorica espressa da Sebastiano Mazzoni in Lot e le figlie. L'ebbrezza di Noè è quindi meravigliosamente narrata da Giacinto Brandi con il suo classicismo d'ispirazione caravaggesca, laddove Luca Giordano mette in scena le Nozze di Cana con sottili preziosità sia luministiche che cromatiche.
Nelle rappresentazioni di ispirazione mitologica si incontrano invece un tenero Bacchino addormentato di Giusto le Court e uno strabordante Sileno ebbro dipinto da un eccellente Jusepe de Ribera che firma e data l'opera su un cartiglio strappato dalla bocca di un serpente. Bacco giovane e affascinante o vecchio e dissoluto, Bacco trionfante oppure insieme ad Arianna, ed ancora Ebe, dolce e sensuale coppiera degli dei, lasciano quindi il passo a differenti scene di genere con protagonisti popolani, contadini, fanciulli e bevitori d'osteria, e ad un tripudio di nature morte con fiori frutta e ovviamente grappoli d'uva. Si giunge così al '900 dove Morandi, De Pisis, Depero e Picasso interpretano il tema in chiave strettamente formale.
"Il vino è come il sangue della terra, sole catturato e trasformato (…) composto d'umore e di luce" scriveva in una lettera Galileo Galilei al conte fiorentino Lorenzo Magalotti. Il vino, in questo caso, è l'occasione per guardare da un diverso punto di vista artisti noti e meno noti a confronto con l'irrazionale, il piacere, l'ignoto, il corpo, lo spirito.
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