“Barettine” rewind, ritornano trattoria
Riapre in Cavana con un vecchio gestore: pesce fantasioso senza eccessi nel conto

Non potevano rimanere chiuse troppo a lungo, queste “Barettine”. Perchè in questo locale c’è la storia, e non solo della ristorazione. Ci sono ricordi vivi, cambi di gestione, la vecchia Roma in un angolo che faceva a maglia, il soppalco che non c’è più. E poi la Trieste da bere degli anni 80, la vecchia trattoria che alza la cresta e i prezzi, il ritorno alla realtà del nuovo millennio, la crisi, le fuoriuscite e, adesso, la nuova rinascita. Con un volto vecchio e ben noto. Perchè Decio Custodio c’era già in una delle ultime avventure, assieme al cugino ora newyorchese Max Cortese e a Guido Siucca. E perchè, avendo vissuto quest’atmosfera, è stato forse uno di quelli che ha sofferto di più per la sua conclusione. Fino alla decisione di fare rewind e riaprirla.
Diciamolo: una volta varcata la soglia non vi prenderà un colpo, com’è accaduto recentemente per tanti locali post-restauro. Perchè il posto, a parte un dovuto ciclo di pulizia, è rimasto fondamentalmente lo stesso. Uguale la disposizione dei tavoli, immutabile la vecchia stufa di ceramica. È cambiato qualcosa, invece, in materia di menù e di conti, più adeguati alla realtà attuale.
Intendiamoci, qui si fa sempre della cucina del pesce anche un po’ fantasiosa, ma non rischiate di pagarla più del dovuto. Anche se il piatto di crudi, con scampi, carpaccio di orata e la finesse di uno scampo cioccolato e arancio ha poco da invidiare ad altre location, così come gli ottimi strozzapreti con i canestrelli, pesto di rucola e mandorle tostate o una simpatica genialata, quei calamaretti resi croccanti prima di essere adagiati su una crema di patate e venir guarniti con del tartufo estivo e pomodorini confit. È cucina del territorio ed è cucina sicura, rassicurante, come il vecchio quadro alla parete o i cuochi al lavoro in fondo allo stanzone, che è lì da sempre. Un locale che ha recuperato appieno un titolo, quello di trattoria, di cui non ci si deve vergognare, costituendo l’essenza stessa dell’offerta autoctona e ruspante.
Importante è anche che dalle “Barettine” si può uscire col sorriso, e un conto attestato entro i 40 euro, a meno di non indulgere troppo su certe bottigliette, che non mancano. Un posto, insomma, in cui mettere cappello. Anzi, barettina...
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video