Bennato fa tappa al Rossetti con Pinocchio & Company tour

Anche Pinocchio è cresciuto e con lui buona parte dei suoi compagni di avventura, a quanto pare tutti oramai alle prese con le pene e le distorsioni del vivere moderno. A raccontarlo alla sua maniera, tra musica, giostra di metafore e versi, ci penserà Edoardo Bennato, di scena domani (21) sul palco del Rossetti, per una nuova tappa del "Pinocchio & Company Tour", rivisitazione dal vivo di "Burattino senza fili", l'iconico album di stampo "concept" uscito nel 1997, opera culto del cantautore napoletano giocata su una estemporanea trasposizione del romanzo di Collodi. A quarant'anni dal successo (l'opera fruttò circa un milione di copie vendute) Bennato la ripropone dai palchi dei teatri, intrecciando non solo nuovi effetti con antichi affetti ma arricchendo persino il cast rispetto alla struttura originaria.
Ecco dunque spuntare Mastro Geppetto, personaggio rimasto ai margini del racconto in note del 1977, e lo stesso Lucignolo, altro ruolo chiave che qui non certo si snatura, anzi: «Lucignolo nella mia versione è un pr dei nostri giorni - racconta Edoardo Bennato - di quelli che organizzano i rave party, per intenderci quelle feste spesso clandestine dove ci si sballa per notti e giorni, combinandone di tutti i colori... se si sopravvive naturalmente». E che dire di Geppetto? Il babbo di Pinocchio qui mantiene il suo status abituale ma non sembra essere esente dalla depressione epocale: «Me lo sono immaginato sempre come un abile artigiano - prosegue Bennato - ma in grado di andare in pensione in barba alla legge Fornero e di costruirsi un burattino che gli faccia compagnia». Insomma, il gioco delle parti resiste ma si aggiorna, sul filo della trama sociale molto cara a Bennato, col racconto delle ingiustizie, delle crisi, della fragile dicotomia "buoni e cattivi": «Non spetta a me dire chi sono i veri buoni e cattivi - sottolinea l'artista - anche perchè spesso ironizzo sui chi sta al potere e i buoni diventano cattivi e viceversa. Una cosa è certa: gli archetipi collodiani resistono, Mangiafuoco è ancora tra noi, il gatto e la volpe continuano nei loro agguati, senza parlare dei grilli parlanti. Anche la figura della Fata resiste, in quanto la donna non ha avuto ancora del tutto giustizia e resta “da sempre tu sei quella che paga di più”.
Tra simboli e adattamenti non poteva mancare un richiamo, estraneo al copione collodiano, ma da sempre legato alle corde del cantautore, ovvero il miraggio dell'Isola che non c'è: «Forse quel concetto è superato - sottolinea Bennato - e mi spiego: se prima potevamo crogiolarci nell’utopia della ricerca, ora dobbiamo trovarla e in fretta. Il mondo, se non cambia tendenza su vari fronti, rischia veramente di finire male!».
Pinocchio & Company 2018 prova tuttavia a lanciare qualche cenno di speranza, anche perché Bennato confida sul contesto teatrale e sull’alchimia dell’interazione col pubblico, in uno spettacolo di quasi tre ore, arricchito da video. Sul palco del Rossetti la rodata band formata da Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli alle chitarre, Roberto Perrone alla batteria, Raffaele Lopez alle tastiere e Arduino Lopez al basso, coadiuvata dal Quartetto Flegreo, che vede Simona Sorrentino in veste di primo violino, Luigi Tofano alla viola, Fabiana Sirigu al violino e Marco Pescosolido al violoncello. —
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