Berengo Gardin, un reportage della Venezia di Pietro Aretino

L’ultima opera del grande fotografo sono “scatti” dalla casa sul Canal Grande dove il poeta abitò nella prima metà del ’500 come in un gioco di specchi

VENEZIA. Dalla stessa finestra da cui, nel Cinquecento, Pietro Aretino si affacciava sul Canal Grande, Gianni Berengo Gardin ha fotografato il mondo dei veneziani di oggi. Un lavoro inedito, un racconto per immagini in bianco e nero raccolte nel libro 'La più gioconda veduta del mondo’ (Contrasto) come aveva definito Aretino quell'affaccio. «Le architetture sono rimaste uguali, fatta eccezione per il Ponte di Rialto che all'epoca era di legno, non in pietra. Aretino scriveva delle barche, del mercato, delle mille attività che si svolgevano sotto i suoi occhi. Io ho fotografato i motoscafi, le gondole, la Regata storica, la Pescheria, il Fontego dei Turchi, i matrimoni. La vita di oggi rispetto a quella di ieri. Certo, nel ’500 c'era un altro tipo di traffico di barche su Canal Grande» dice Berengo Gardin, che a 88 anni ha ancora il suo sguardo appassionato ed elegante sulle cose.

Questo libro mostra il profondo legame del fotografo con Venezia dove il padre aveva un negozio di perle e vetri e dove Berengo Gardin ha vissuto fino al 1965, per poi trasferirsi a Milano. «Non abito più a Venezia ma ho un grande amore per la città. Questo è il nono libro che le dedico» dice il fotografo, che ha all'attivo oltre 250 volumi. «Tutto è nato quando il mio amico Renato Padoan, per vent'anni Soprintendente ai Monumenti di Venezia, mi ha raccontato che nella sua casa, all'ultimo piano di Palazzo Erizzo Bollani sul Canal Grande, fra il rio di San Grisostomo e il rio dei Santi Apostoli, aveva abitato nella prima metà del ’500 Pietro Aretino» spiega Berengo Gardin. Dal 2004 il fotografo è stato ospite dell’amico e ha fotografato lo stesso scenario che si era presentato alla vista dell'Aretino in un gioco di specchi tra parole e foto, tra visioni di ieri e di oggi. Ci sono la vita quotidiana, il via vai, i traffici, i trasporti commerciali e turistici, le regate, le attività che Aretino aveva descritto in una lettera del 27 ottobre 1537 al suo benefattore, Domenico Bollani, proprietario del Palazzo, riportata nel libro.

Berengo Gardin è nella lista dei 32 maggiori fotografi al mondo stilata nel 1972 dalla rivista Modern Photography. Non ha mai abbandonato il bianco e nero e la sua Leica. «Sono nato con la tv e il cinema in bianco e nero. Tutti i miei maestri erano fotografi in bianco e nero e sono sempre rimasto fedele al bianco e nero, dai primi reportage. Il colore distrae molto sia il fotografo sia chi guarda le foto. E non fotografo in digitale ma in pellicola che è più efficace. Il digitale è freddo, metallico. Con il digitale si scatta a mitraglia, non si pensa, e il suo pericolo è che non si stampa più. Così, quando si cambieranno i mezzi di lettura digitale non ci saranno più gli archivi. Io fotografo solo per l'archivio». Il suo ha un 1 milione e 500 mila foto. —

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