Brignano: «Prendiamoci un’ora per noi ma ai politici dico che non c’è più tempo»

Enrico Brignano sarà stasera in Piazza Grande a Palmanova con lo spettacolo “Un’ora sola vi vorrei” (biglietti su Ticketone e Azalea. it, ingresso da Borgo Aquileia).
Brignano, l'anno scorso il debutto del tour al castello a Udine, ora nella città stellata. Lieto di tornare in regione?
«Nelle tournée ogni volta si toccano diverse città: ora è il turno di Palmanova, una località unica. In regione torno sempre volentieri e ne approfitto per qualche visita di piacere».
Il titolo è dedicato a chi assiste allo show?
«Certamente. È una richiesta, quasi una preghiera: regaliamoci un’ora - ma anche qualcosa di più - di divertimento, di coccole per noi, di ricordi e di riflessione. In un mondo che va di fretta, dove il tempo è denaro e sembra non bastare mai, io chiedo al pubblico di fermarsi per un po’ con me, per dimenticare questa convenzione che chiamiamo tempo e che abbiamo inventato proprio noi, quasi per complicarci la vita».
Se l'interlocutore fosse invece qualcuno della classe politica... a chi si rivolgerebbe e con quale tipo di messaggio?
«Osserverei che il tempo passa per tutti, anche per la politica, anzi certi provvedimenti che una volta sembravano poter essere rimandati - perché tanto “c’era tempo” - ora hanno i minuti contati. Non parlo solo della situazione italiana, ma anche di quella internazionale: non c’è più tempo, non si può far più finta di non vedere i danni degli estremismi religiosi, degli esodi di masse disperate, dell’inquinamento, della plastica negli oceani, del riscaldamento globale. Ormai è ora di prendere provvedimenti. E subito, con rapidità, prima che sia troppo tardi».
Teatro, tv, cinema... dov'è che anche lei si diverte di più?
«Sono tre modi di vivere il mio mestiere molto diversi tra loro, seppur affini. Il teatro resta la mia casa, il luogo dove sono più a mio agio, dove posso esprimere pienamente me stesso e scambiare energie col mio pubblico. Il cinema e la tv hanno un altro modo di interfacciarsi con le persone, un po’ meno immediato, con il filtro dello schermo; è diverso, stimolante, ma diverso».
Com'è la giornata tipo di un comico? Si sente portato a mostrarsi simpatico anche al cospetto del cattivo gusto, oppure anche lei a volte... sbotta?
«Io sbotto in continuazione. Vede, i miei collaboratori, prendendomi in giro, mi paragonano a “Furio”, il personaggio perfettino interpretato magistralmente da Carlo Verdone negli anni ’80. Quando vedo le cose fatte male, se noto l’approssimazione, mi vengono i cinque minuti. A volte anche sei. A parte questo, come tutti, ho periodi più o meno sereni. La mia professione fa presupporre a tutti che io sia sempre sorridente e di buonumore, invece ho anche le mie brutte giornate e capita che la gente resti delusa quando si avvicina e magari non sono in vena di battute. Ma capitemi: Equitalia scrive pure a me!».
Un'esperienza professionale che ancora le manca?
«Fare il cattivo in un film. Ah, quanto mi piacerebbe: un mafioso, un assassino senza scrupoli, un ladro, un truffatore... ma, se è troppo, va bene anche uno che suona i citofoni e scappa. Insomma, per una volta, l’antieroe». —
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