Buon governo e bella politica per opporre al declino l’etica e le proposte efficaci

“Il buon governo”. Il titolo, essenziale, è un’aspirazione. Un progetto politico e civile. Ed esprime perfettamente il senso del nuovo libro di Sabino Cassese, uno dei più lucidi e sapienti giuristi italiani, osservatore competente e critico acuto della nostra controversa attualità. Anche il sottotitolo è esemplare: “L’età dei doveri”. Una democrazia liberale matura si nutre infatti dell’intreccio tra libertà e responsabilità, tra diritti e doveri, i primi sempre più spesso rivendicati, i secondi troppo trascurati. Nelle pagine, edite da Mondadori (pagg. 280, euro 19), Cassese affronta tutti i nodi di una situazione in cui parti consistenti della classe dirigente non sembrano all’altezza dei compiti cui adempiere per fare uscire l’Italia dalla palude della scarsa crescita economica e dalla paralisi di parecchie delle istituzioni, complice anche una complessa e poco efficiente burocrazia. Cassese ha come riferimento, naturalmente, la Costituzione (è giudice della Corte Costituzionale), da mettere comunque, per alcuni aspetti, al passo con i tempi. E guarda alla vicenda italiana nella cornice fondamentale della Ue, “il maggior successo dell’ultimo mezzo secolo”, criticando severamente populismi e sovranismi e ancorando alle istituzioni e alle politiche di sviluppo europee la nostra fragile democrazia. Buon governo, dunque, come capacità di progettare e di fare. Evitando le scorciatoie assistenziali e corporative. E impegnandosi per uno sviluppo economico e sociale più giusto ed equilibrato.
Per il “buon governo” serve anche una “bella politica”. Ed è proprio questa l’espressione chiave che risuona nelle pagine di “Quando eravamo liberali e socialisti” di Guido Compagna (Rubbettino, pagg. 242, euro 18) ovvero “cronache familiari di una bella politica”, appunto. Il padre di Guido, Francesco, amico di Benedetto Croce e Gaetano Salvemini, nella Napoli del dopoguerra, aveva animato i circoli intellettuali liberali che si ritrovavano attorno alla rivista “Nord e Sud”, elaborando un meridionalismo riformista e progressista. Guido, da liberale di sinistra, aveva guardato con attenzione ai repubblicani di Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini e ai giovani socialisti “autonomisti” di Bettino Craxi. E la politica, una vera passione civile, l’ha raccontata per anni, con cronache colte e puntuali, sulle pagine de “Il Sole24Ore”. Adesso, attraverso le vicende di famiglia (un altro fratello, Luigi, è stato politico attivo), si può rileggere la recente storia d’Italia, con i suoi protagonisti migliori e con le alterne vicende di una democrazia che sinora ha sempre saputo superare le sue crisi. Speriamo si continui così.
“Politica” è il titolo del nuovo libro di Sebastiano Maffettone (Le Monnier, pagg. 672, euro 48): un lungo saggio che mette a confronto le idee liberali occidentali con il pensiero di altre aree del mondo, a cominciare dall’Oriente. E finisce per essere un elogio critico della società aperta, in cerca di valori per ricostruire la forza etica oltre che l’efficacia pragmatica delle democrazie occidentali oggi in crisi.
Tornando a guardare all’Italia, per cercare di frenare il declino, serve una convergenza di “buon governo” e capacità di realizzazione. È l’idea di fondo di “Italia 2030 – Proposte per lo sviluppo”, a cura di Marcello Messori e Renato Carli per La nave di Teseo (pagg. 384, euro 18), con una prefazione di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. I saggi sono di Pierpaolo Benigno, Agar Brugiavini, Carlo Carraro, Marcello Clarich, Ilvo Diamanti, Massimo Egidi, Gabriele Pasqui, Salvatore Rossi, Enzo Rullani e Carlo Trigilia: studiosi di economia e politica e gestori di imprese e università. Una sintesi originale di conoscenze ed esperienze. Le riforme da fare, gli investimenti in infrastrutture, formazione, ricerca, innovazione. Con un’idea di “democrazia negoziata” in cui il governo, prima di decidere, definisce bene cosa fare e come con le parti sociali. Una riedizione della “concertazione” con cui il governo Ciampi tirò fuori l’Italia dalle secche della crisi dei primi anni Novanta, avviandola verso l’Europa. —
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