Caccia che passione nobili e popolo imbracciano il fucile tra Otto e Novecento

Nel nostro territorio la caccia vanta una tradizione legata a doppio filo all’impero austroungarico, che l’ha regolamentata e utilizzata per la gestione della fauna. Non a caso uno dei suo più grandi fan è l’imperatore Francesco Giuseppe, che non perdeva occasione per farsi ritrarre in abiti da cacciatore: nelle cartoline del Giubileo per il 50° così come per il 60° anno del suo regno, mezzo busto oppure a figura intera, nel bosco o sullo sfondo delle montagne, solo o con il figlio Rudolf, in bianco e nero, seppia, a colori. Lo si ritrova in queste versioni e in tante altre ancora all’interno della mostra “La caccia nella Venezia Giulia fra '800 e ‘900”, organizzata dall’Irci con la sezione provinciale della Federcaccia. L’esposizione, che inaugurerà oggi alle 17.30 al Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata, racconta una storia che non si ripercorreva da molto tempo: la caccia è un tema démodé, oltre che sensibile.
L’ultima mostra dedicata alla locale attività venatoria risale al lontano 1933, nell’ambito della manifestazione “Giugno triestino”. Poi più nulla. Prima, a Gorizia, l’“Esposizione di Caccia” del 1925, mostra con il segno del pittore futurista dalmata Tullio Crali a connotarne il marchio. Prima ancora il suo periodo dorato sotto l’impero, con l’Esposizione di Caccia di Vienna del 1910, una sorta di Expo di inizio Novecento. Ripercorre queste tre tappe anche la mostra proposta dall’Irci, attraverso cartoline, manifesti, documenti e reperti di vario genere. «Lo studio delle vicende venatorie nella Venezia Giulia consente di gettare luce non solo su una dimensione uomo-natura sconosciuta ai più ma anche di porre le basi per una ricostruzione di uno di quei segmenti del passato su cui raramente si è indagato», scrive nel catalogo della mostra, curata da Piero Delbello, il presidente dell’Irci Franco Degrassi. Buona parte del materiale esposto è stato messo a disposizione da Giovanni Cossar, grande appassionato di caccia recentemente scomparso, cui è dedicata. Ma i contributi provengono anche da Franco Perco, Leonardo Formentini, Marco Codermaz, Fulvio Tamaro.
Sono molte le curiosità storiche che si possono soddisfare con una visita alla mostra, che è stata organizzata in occasione della 67 Assemblea Agjso (Comunità di lavoro delle organizzazioni venatorie della zona alpina sud orientale), una tre giorni che vedrà riuniti a Trieste decine di delegati provenienti da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Carinzia, Stiria, Tirolo e Slovenia. Le immagini e i reperti danno conto di una passione per l’attività venatoria che coinvolse i nobili e l’aristocrazia, ma a cui non fu immune, per necessità diverse, il popolo: oltre alle cacce imperiali di Guglielmo II, ritratto in una copertina de "La Domenica del Corriere” del 1913, e alle numerose cartoline di Franz Joseph, tante sono anche le immagini di gruppi di cacciatori locali, riuniti in circoli e associazioni.
Una sezione è dedicata alle donne cacciatrici: dame d’altri tempi, raramente ritratte in pantaloni, molto più spesso con le sottane lunghe e l’uomo al loro fianco a guidarle nel tiro. È particolarmente suggestiva dal punto di vista grafico la parte dell’esposizione che dà conto dei manifesti pubblicitari di ditte d’armi e munizioni d’epoca, tra cui spiccano opere di Giuseppe Sigon, e di altre imprese, che pur producendo tutt’altro attinsero al tema della caccia per le loro réclame: un esempio eloquente è quello della Fabbrica fiumana di Cacao e di Cioccolata Elefante.
Ma ci sono anche opere che danno conto di un curioso ribaltamento di prospettiva, una sorta di legge del contrappasso. Spiccano tra tutte due oleografie di fine ’800 con animali umanizzati: la prima dedicata al banchetto per il matrimonio del cacciatore, la seconda al loro corteo per la sua morte, in cui gli animali contriti marciano in processione davanti alla bara del cacciatore cantando elogi funebri (e forse ridendosela sotto i baffi). La mostra sarà visitabile fino al 23 novembre, dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30, sabato e domenica dalle 10 alle 17.
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