Canzoni in controluce di Cristina Donà

TRIESTE. «”Canzoni in controluce” perché mi piace, di tanto in tanto, riportarle alla loro forma primordiale, guardandone lo scheletro, l’ossatura che le sostiene, per godere della loro essenza. Negli ultimi dieci anni ho scritto a quattro mani i pezzi che hanno composto gli album “Torno a casa a piedi” e “Così Vicini”, con Saverio Lanza, artista, musicista e produttore. Suona naturale tornare a guardare con lui l’anima delle canzoni del mio repertorio, in una dimensione acustica, minimale, che appartiene a tutti quelli che hanno cominciato a esibirsi chitarra e voce». Così Cristina Donà descrive il suo concerto in duo, che venerdì porta al Teatro Miela per il festival Trieste Calling The Boss (in collaborazione con Bonawentura).
Una serata tutta al femminile che partirà alle 20.30 con un breve set delle giovani Fiore Lazzerini e Federica Crasnich e l’apertura della triestina Chiara Vidonis, nome suggerito dalla stessa Donà: «L’ho conosciuta nel 2011 al Premio Bianca d’Aponte – racconta la cantautrice lombarda – ed ero rimasta molto colpita. Quando poi ho pensato a degli artisti a cui proporre di riprendere i brani del mio debutto “Tregua” (in un cd uscito l’anno scorso per celebrare il ventennale) mi è subito venuta in mente. Ha poi aperto un mio concerto a Roma a dicembre». In quell’occasione le due artiste hanno anche duettato ed è probabile che la cosa si ripeta al Miela. La Donà, in pista dai Novanta, è passata spesso in regione, di recente a Vocalia: «Una serata bellissima, con delle voci straordinarie, un’organizzazione impeccabile, un teatro stupendo. Ho sempre trovato molta passione dalle vostre parti». A Trieste, però, non ha mai suonato né ci ha mai messo piede: «È la prima volta in vita mia, con sommo dispiacere e “vergogna” perché ne ho tanto sentito parlare, anche da mio marito che ci è stato due anni fa (lo scrittore e traduttore Davide Sapienza, al Miela e al San Marco nel 2016 per un tributo a Jack London ndr)». Del Boss a cui il festival è dedicato dice: «Un artista che ho un po’ abbandonato ma che ho amato tantissimo nell’adolescenza; quando scoprii di condividere con Springsteen il compleanno – il 23 settembre – ero appena diventata una springsteeniana doc e lo presi come un segno. Al Miela inserirò in scaletta una o due sue cover».
Ad accompagnarla Saverio Lanza (ha collaborato con Biagio Antonacci, Vasco Rossi, Arisa): «Di lui conoscevo la parte più pop. In realtà ha fatto tante cose diverse. Mi sono fidata del mio manager Gianni Cicchi (ex batterista dei Diaframma, fondatore del Consorzio Suonatori Indipendenti) che ha insistito un po’. Dopo qualche prova mi sono resa conto della ricchezza di Saverio, che tra le tante doti non è permaloso e quindi se una cosa non mi piace glielo posso dire, è uno che si mette in discussione. Con i produttori sono stata fortunata, anche con Manuel Agnelli nei primi due dischi, avevo lavorato bene». Del leader degli Afterhours racconta: «Quando ho visto Agnelli alla prima puntata di X Factor ho ritrovato, per fortuna, lo stesso Manuel che conoscevo. Lui ha sempre avuto questo atteggiamento imprenditoriale. Nel 1990 organizzai un bellissimo concerto all’Accademia di Brera (con Afterhours, Ritmo Tribale, Carnival of Fools) e lui mi diede poi molte dritte, dicendomi che non potevo accontentare tutti. Ha sempre avuto le idee molto chiare, è una persona che ha una sua visione che l’ha portato a fare cose importanti per la musica. Mi fa piacere che molti di quelli che hanno cominciato allora siano ancora attivi». Sul prossimo disco anticipa: «Ho scritto tanto ma sto setacciando, questa volta ci tengo ancora di più ad usare le parole più appropriate per un momento storico così frastagliato. Avrà molto a che fare con l’intimità, con un desiderio di raccontare gli altri e ciò che la tecnologia ci sta portando via, ne siamo un po’ schiavi». Con la maternità si pongono nuove riflessioni: «Mio figlio compirà nove anni, gli abbiamo preso un tablet, so di bambini che hanno già lo smartphone in quarta elementare. Negare non porta a nulla, cercheremo di dosare. La musica? Dopo anni di Beatles e Battisti ora comincia ad ascoltare l’hip hop, la trap, mi sta aprendo ad ascolti che avevo snobbato, i bambini servono anche a questo! Infatti, nel nuovo lavoro dei Rulli Frulli, ensemble di percussioni autocostruite, in uscita il 5 maggio, ci sono due brani a cui ho partecipato e c’è un pezzo molto parlato, per me quasi rap (anche se mio figlio che l’ha sentito non era convinto che lo fosse)».
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