Caoduro protagonista a Pesaro «Vorrei cantare ancora a Trieste»

Il baritono da oggi al Rossini Opera Festival con “Il signor Bruschino” «Che bel ricordo quel Barbiere di Siviglia a Lugano, su Rai 5 passa spesso»
Alex Pessotto



In questi giorni è a Pesaro: lo attende “Il signor Bruschino”, quattro repliche al Rof, il Rossini Opera Festival, da oggi al 18 agosto. Quello di Giorgio Caoduro per il compositore marchigiano è, del resto, un legame consolidato: a lui ha anche dedicato una recente registrazione uscita per Glossamusic, “Gioacchino Rossini, the Art of Virtuoso Baritone”, che vede la partecipazione, per la direzione di Jacopo Brusa, dei Virtuosi Brunenses e del Brno Janácek Chorus. Il cantante è nato a Monfalcone, ma si sente a tutti gli effetti di Lignano. Da quasi vent’anni, però, vive a Trieste, la città di sua moglie e quella dove sono nati i suoi due figli.

Caoduro, può presentare brevemente il cd?

«È il frutto di vent’anni di amore e di dedizione nei confronti di Rossini: a lui è interamente dedicato, con arie di una vasta gamma vocale: da quelle per baritoni più acuti a quelle per baritoni più gravi con il virtuosismo, una delle caratteristiche principali della scrittura rossiniana, a far da collegamento tra le une e le altre. Ci sono sia ruoli comici e buffi, come nel caso di Dandini, il personaggio che ho frequentato più volte nella mia carriera e che ho cantato anche a Trieste, sia ruoli seri, come Assur nella Semiramide e Guglielmo Tell, che non ho mai cantato a teatro, ma che propongo da anni in concerto».

Come valuta il suo rapporto con la regione, musicalmente parlando?

«Purtroppo, ai livelli più importanti (mi riferisco al Verdi) si è un po’ perso negli ultimi anni: le amministrazioni più recenti mi hanno un po’ dimenticato. Mi rendo conto, però, che la cosa possa capitare. Non ho rancore, quindi, ma nel teatro della città dove abito mi piacerebbe cantare eccome. Se la mia attività all’estero e nel resto d’Italia sta andando a gonfie vele, nonostante la pausa forzata del Covid che ha riguardato tutti, Trieste, che in passato mi aveva accolto con una certa frequenza, mi sta trascurando un po’. L’importante, comunque, è che il lavoro vada bene a livello nazionale e internazionale. Per fortuna, poi, in regione ci sono realtà più piccole, direi amichevoli, che invece mi ospitano regolarmente: è il caso di Lignano e potrei anche fare altri esempi».

Quali sono i suoi prossimi impegni?

«Dopo il Rossini Opera Festival andrò direttamente a Bari a debuttare “Don Giovanni” nel ruolo del titolo, poi riprenderò “Il signor Bruschino” a Bologna, debutterò nella “Maria Stuarda” a Dublino e affronterò “L’elisir d’amore” a Losanna e a Bordeaux, oltre ad altri progetti».

Con il Rossini Opera Festival, invece, quali sono i suoi impegni?

«Oltre al “Signor Bruschino” parteciperò al concerto finale del Rof per festeggiare i 25 anni di Juan Diego Flórez, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, il 22 agosto».

Per quanti non la conoscono, quale ritiene il momento più luminoso della sua carriera?

«È certo una scelta difficile, ma parlando di tempi recenti, anche se non ci sono registrazioni dell’evento, ho uno splendido ricordo di una “Cenerentola” nel cortile di palazzo Pitti, a Firenze: mi sentivo in gran forma e c’era un cast estremamente valido; il pubblico mi ha accolto assai calorosamente. Parlando, invece di qualcosa che è visibile a tutti, mi viene alla mente un “Barbiere di Siviglia” che ho fatto a Lugano nel 2018, interpretando Figaro e che su Rai 5 è passato più volte: un’esecuzione che ha saputo tirar fuori il meglio di me». —

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