Cardinale signora della droga nella mala di Marsiglia in “Bronx”

“Sai qual è la sola differenza fra me e te? Un distintivo della polizia”, dice con voce roca la matriarca della malavita marsigliese - interpretata dalla leggendaria Claudia Cardinale - allo spregiudicato poliziotto Vronsky (Lannick Gautry), che le ha appena proposto un accordo segreto per vendicarsi di nemici comuni. E naturalmente per mettere le mani su un bel “grisbi” (malloppo). È un moderno, avvincente e amaro “polar” (film noir francese) “Bronx” di Olivier Marchal. Non più di un film di genere, ma che rende onore a questo genere. Non si svolge a New York, come farebbe pensare il titolo, bensì a Marsiglia. Il richiamo è a tutti gli odierni Bronx metropolitani dove le mafie si sparano per strada per il controllo del traffico di droga, con la polizia a volte implicata. A fin di bene, ma anche no (emblematico il recente caso della caserma di Piacenza).
Un elemento certo di interesse in più è la formazione quantomeno eccentrica del regista Olivier Marchal, che è proprio un ex poliziotto da anni “infiltrato” come regista nel cinema, di cui ricordiamo “36 Quai des Orfèvres” e “L’ultima missione”. Come gli altri suoi film, anche “Bronx” è pieno di vigore drammatico e di tensione dall’inizio al finale (im)prevedibile. Marchal coniuga l’evidente esperienza personale, che emerge soprattutto nei dettagli comportamentali, con le stagioni del polar alla Jean Gabin, alternando mutismi carichi di significato a scene d’azione davvero incalzanti. Il tutto girato in una Marsiglia degradata, ripresa con una fotografia sapientemente “sporca”, ora sotto un sole accecante, ora in interni con luci radenti, dove nessuno è mai al sicuro. Nonostante la trama abbastanza complicata e le figure piuttosto schematiche, il film affascina per l’atmosfera, lo spirito anarchico, il disgusto per gli alti papaveri. —
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