Esce la prima biografia italiana di Charlotte, principessa del Belgio
Da bambina introversa a sovrana autorevole: la parabola nel libro edito da Mgs Press. Accanto a lei un inatteso Massimiliano, debole e calcolatore

Un capitolo cruciale dell’Ottocento raccontato da un punto di vista inedito, quello di Charlotte, principessa del Belgio, che lascia giovanissima il suo mondo per affacciarsi sulla scena della grande storia europea, diventandone protagonista inattesa.
In “Charlotte. La principessa di Miramar” (Mgs Press, pp. 328, 22 euro), prima biografia italiana dedicata a Carlotta, Serena Bellopede costruisce un’opera storica che rilegge una delle vicende più complesse dell’Ottocento europeo attraverso uno sguardo sorprendentemente umano. Lontano dall’agiografia e dalle semplificazioni romantiche, il libro restituisce la complessità di Carlotta e del suo amato sposo Massimiliano d’Asburgo, inserendoli in un intreccio politico e personale.
«L’imperatrice degli addii, il tragico destino, passione e fatalità. Sono questi alcuni dei sottotitoli nelle monografie tradotte dal francese o dall'inglese comparse su Carlotta del Belgio nel nostro paese – scrive nella prefazione intitolata “L’oblio sconfitto della bellezza” Rossella Fabiani, storica dell’arte e per 35 anni direttrice del Castello di Miramare –. Il primo libro in italiano ad opera di Bellopede inquadra nel titolo Charlotte. La principessa di Miramar. È, infatti, il tempo della gioia e il tempio della felicità che l'allora archiduchessa trascorre e vive da poco sposa nella asburgica Trieste, sull’Adriatico, con il consorte Ferdinando Massimiliano d’Asburgo. Un castello e un parco delle delizie, da lui creato e fortemente voluto, allora in corso di costruzione (...)».
«A Miramare Charlotte e Massimiliano trascorrono meno di quattro anni e non sempe ricchi di serenità. Sono sì i primi momenti di vita matrimoniale, ma all’indomani della destituzione a governatore del Lombardo Veneto e alla perdita di Milano anche quelli più amari. Non erano queste le aspettative che speravano di presentassero nel loro futuro».
Uno degli aspetti più riusciti dell’opera è proprio il ritratto inedito di Massimiliano. Bellopede mette in luce il fratello cadetto di Francesco Giuseppe, rivelandone inquietudini e ambivalenze. Non l’eroe malinconico o il sovrano idealista della memoria comune, uomo colto, liberale e visionario, ma anche calcolatore, incline allo spreco e attratto dal prestigio.
Il contesto politico europeo e italiano fa da sfondo a questa parabola individuale, offrendo una prospettiva alternativa sul Risorgimento, più personale che patriottica. Se emergono le rigidità del sistema assolutista di Vienna, affiora anche un’umanità fatta di rapporti liberali, rispetto delle istituzioni civili e attenzione ai bisogni delle popolazioni, che Massimiliano e Carlotta cercano di incarnare sia nel Lombardo-Veneto sia nella breve parentesi messicana.
Affascinante ammiraglio della Marina austriaca, Massimiliano abbandona il mare per incarichi civili. Nel Lombardo-Veneto si concentra sulle istituzioni e sul rapporto con le popolazioni, rivelando una propensione alla riflessione politica e alla mediazione. Carlotta lo affianca con dedizione, fino a italianizzare il proprio nome per rispetto verso il paese che la accoglie.
Tuttavia, emergono tratti meno edificanti: Massimiliano appare inquieto, emotivamente fragile e insoddisfatto, caratteristiche che diventano centrali davanti al destino messicano, che si affaccia come promessa di riscatto, ma anche come minaccia. Significativo è il travaglio che accompagna l’accettazione della corona del Messico, frutto di frustrazioni familiari, del bisogno di dare un senso alla propria esistenza e del legame gli Asburgo, con il mare e con Trieste, eletta a seconda patria.
È Carlotta, tuttavia, a imporsi come vero motore del libro. Da bambina introversa, cresciuta con un’educazione rigorosa diventa una donna colta, poliglotta e curiosa delle culture. Bellopede la restituisce come figura moderna e sorprendente, capace di incarnare una tensione costante, entusiasta verso l’ignoto. La sua determinazione contrasta con l’indecisione del marito: se Massimiliano appare tormentato, Carlotta si mostra pronta a incarnare una sovranità che percepisce come missione. È anche profondamente umana, fragile.
Una fragilità che è l’altra faccia di una forza straordinaria, evidente quando affronta da sola figure centrali della politica europea – Francesco Giuseppe, il Papa, Napoleone III – costringendole a confrontarsi con le proprie responsabilità e offrendo al lettore uno spaccato psicologico intenso di personaggi spesso ridotti a semplici nomi nei manuali di storia. Nel finale, segnato dalla catarsi mentale di una donna che ha conosciuto giovanissimi onori, fasti e traumi profondi, Charlotte. La principessa di Miramar si conferma come un libro in grado di coniugare rigore storico e profondità psicologica.
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