“Chronosismi”: ecco il viaggio fotografico tra il luoghi simbolo della storia in Friuli Venezia Giulia
Il libro è stato realizzato da Lorenzo Zoppolato nell’ambito del progetto Novecento Fvg. La presentazione venerdì 7 novembre alla libreria Tarantola

Ci sono luoghi sui quali gli eventi hanno impresso cicatrici profonde. Altri che il Novecento ha reso testimoni silenziosi di una storia recente attraversata da conflitti, confini e fratture sanguinose. In questo contesto nasce Chronosismi Friuli Venezia Giulia, tracce di una storia europea, (emuse, 144 pagine) progetto artistico e libro fotografico dell’udinese Lorenzo Zoppolato, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine e “Associazione Friuli Storia” nell’ambito di “Novecento Fvg – Tracce di una storia europea”.

Il titolo fonde le parole chrónos (tempo) e sismi (scosse), evocando le scosse del tempo che aprono faglie nella memoria, nel paesaggio e nelle coscienze. Nascono così le immagini, rigorosamente in bianco e nero, della Risiera di San Sabba, oggi spazio di memoria, gli scatti nelle cavità cupe dei bunker e fra le opere difensive della Guerra fredda disseminate lungo il confine orientale o sulle alture, e sulle dorsali come il Monte di Ragogna, dove i riflessi della luce conservano ancora memoria di battaglie.
È un viaggio nella memoria che si insinua nella Torre Moscarda di Paluzza, attraversa lo sbarramento lungo la Val Fella, realizzato nell’ambito del Vallo Alpino del Littorio e parzialmente recuperato durante la Guerra Fredda. Poi da Monte San Michele l’obiettivo indugia sulla “soglia di Gorizia”, si insinua nello sbarramento di Invillino, indaga la foiba di Basovizza, scruta il sacrario di Redipuglia e interroga il Colovrat, teatro di eventi cruciali durante la Prima Guerra mondiale, fino al Parco Ungaretti a San Michele del Carso.
Tanti luoghi, tante voci di un tappeto sonoro che il progetto e la raccolta fotografica ci invitano ad ascoltare.
È come se il tempo fosse un’oscillazione invisibile che Zoppolato registra con il sismografo della sua macchina fotografica: un’indagine che nasce dalla ricerca e dalla documentazione, ma si compie nella forma artistica, capace di rileggere i luoghi con occhi nuovi e di intravedere ciò che si cela negli squarci spazio-temporali della Storia.
«Non sono uno storico e non avevo intenzione di censire luoghi e teatri di guerra – mette subito in chiaro Zoppolato –. Essendo un fotografo, lavoro con la materia del tempo e mi interrogo sui fatti che sono accaduti nel passato: mi sembrava un modo per mettermi in collegamento con la storia del territorio riferita a un’epoca che abbiamo ancora sottopelle». Un’indagine non didascalica ma squisitamente artistica volta a indagare quei luoghi, che a volte si fa fatica a riconoscere, quasi a interrogarli.
Per Zoppolato il viaggio è una filosofia in movimento: «Pensare e immaginare la realtà mentre la si vive e la si attraversa, facendo del cammino un metodo di scoperta e della fotografia lo strumento per interrogare fatti, persone e luoghi». Questo sguardo abita da tempo i suoi lavori, sospeso tra reale e immaginato.
Nei progetti precedenti — La luce necessaria, dove la luce diventa chiave per varcare il confine tra vita e morte in Messico, e Le immagini di Morel, in cui le storie della Patagonia profonda pongono realtà e immaginazione sullo stesso piano — si definisce il dialogo costante con il realismo magico che in questo libro trova la sua forma più compiuta. Chronosismi è anche una tappa biografica: dopo anni di progetti e riconoscimenti in Italia e all’estero, Zoppolato torna a casa, riannoda il proprio percorso nel paesaggio che lo ha formato e firma il suo lavoro più maturo, dove rigore e immaginazione convivono per dare ascolto a ciò che continua a risuonare. Il processo è esplorativo, fatto di studio, sopralluoghi, appunti, ma anche di intuizioni fugaci e improvvise illuminazioni che diventano immagine. La fotografia non offre risposte definitive: moltiplica le domande e apre varchi di incertezza tra memoria e sguardo.
«L’intera regione è un compendio del Novecento – scrive Tommaso Piffer dell’Università degli studi di Udine in una nota storica del libro – che qui ha lasciato tracce uniche della storia recente. Gli storici da tempo cercano di districare queste vicende con un lavoro che talvolta lenisce le ferite e altre volte le riapre. Questo, però, non è un libro di storia, ma un viaggio nella storia e nel territorio affidato allo sguardo di un fotografo cui abbiamo chiesto di far emergere gli echi di quella colonna sonora del nostro presente che è la storia».
Il volume sarà presentato venerdì 7 novembre alle 18, alla libreria Tarantola nel corso di un incontro con l’autore.
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