Cinema latino-americano il festival celebra 30 anni e ospita Renzo Rossellini

Dal 17 al 25 ottobre 120 film tra Auditorium del Revoltella e Fabbri Il figlio del maestro del Neorealismo taglia il nastro e guida la giuria
Di Federica Gregori

TRIESTE. Era il 1985 quando iniziava timidamente a muovere i suoi primi passi, già con l'obiettivo, mantenuto centrale nel corso degli anni, di fare da ponte e stimolo di scambi tra la cultura italiana e quella latino-americana. Oggi, giunto all'edizione del trentennale, il Festival Latino Americano di Trieste varca un traguardo considerevole e significativo, che celebrerà con un programma di 120 opere - al solito differenziate tra lungometraggi di fiction, film documentari e i più svariati materiali video - con uno sguardo verso la fertilissima fucina del cinema colombiano - tanto vitale da venir ribattezzata “Caliwood” - e con un ospite molto speciale, Renzo Rossellini, produttore e documentarista figlio del maestro del Neorealismo, che arriverà da Los Angeles per inaugurare il festival triestino e prendere il timone della giuria.

Il via è fissato per sabato 17 ottobre, con il festival che si snoderà fino a domenica 25 tra l'auditorium del Museo Revoltella e il Cinema Teatro dei Fabbri. Come consuetudine, sarà l'aula magna del Centro internazionale di Fisica teorica a ospitare la cerimonia d'apertura (alle 19.30, solo su invito). A seguire, dopo il conferimento del Premio Allende a Gilberto Bonalumi, dirigente politico che ai tempi della dittatura in Cile si prodigò come prezioso interlocutore in Italia, Renzo Rossellini presenterà “La Forza e la Ragione. Intervista a Salvador Allende”, il documentario che girò in Cile nel 1971, oggi fresco di restauro grazie alla Cineteca di Bologna.

«Se più traguardi segnano quest'edizione del trentennale – sottolinea il direttore Rodrigo Diaz – il primo è sicuramente quello di aver mantenuto saldo il vincolo artistico e culturale tra mondo latinoamericano e Italia: vincolo che non è secondo a quello della Spagna, e non lo è mai stato. C'è stato anche il coinvolgimento per la prima volta del Mibact, il Ministero dei beni e attività culturali e turismo che da quest'anno eroga un contributo, importante segnale anche verso le istituzioni latinoamericane. Terzo traguardo, abbiamo varato un'altra convenzione con un ateneo prestigioso, quello di Padova, che quest'anno elaborerà l'intero catalogo del festival. E poi c'è naturalmente un programma ambizioso e aperto, con 120 film a testimoniare la vitalità della cinematografia che esploriamo».

Tra i lunghi in gara nel concorso ufficiale, 15 i film di recente produzione: ci sarà l'utopia, poi tradita, del passaggio dalla campagna alla città del brasiliano “Ou outro lado do Paraiso”, la terza età vista dal cileno “La Once”, mentre ha basi tristemente autentiche “El triangulo rosa”, ovvero come il regime nazista tentò di “curare” i prigionieri omosessuali di Buchenwald, documentario all'interno di “Contemporanea”.

Degna di nota, si diceva, la sezione “Caliwood”, con 15 film in proiezione. «Abbiamo voluto esaltare la produzione cinematografica realizzata in questa città, Cali appunto – spiega Diaz -: stupisce come in un luogo come questo, non enorme, anzi, terza città della Colombia, sia così forte questa vitalità artistico-culturale. Una vitalità "anomala" quasi come quella che ha Trieste».

Tra gli eventi speciali spicca il documentario “Born in the U.S.E.”, un omaggio al cinema firmato da Michele Diomà coprodotto proprio da Rossellini dove, tra contributi dei premi Oscar Giuseppe Tornatore e Luis Bacalov, compare anche l'ultima intervista a Francesco Rosi. Non mancherà “Cooperando”, sulla selezione del Film Festival brasiliano di Florianópolis, nè una "colonna" come il Salón España, con una rassegna di titoli in arrivo dalla penisola iberica.

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