“Class Enemy”, la rabbia di una generazione

UDINE. Non sono certo numerosi i cineasti under 30 che, nell’arco di tre corti e un’opera prima, conquistano paragoni con giganti come Haneke. Lo sloveno Rok Bi›ek, classe 1985, è senza dubbio uno di loro. Anzi: al momento, proprio grazie a quell’opera prima, viene considerato uno dei grandi protagonisti del giovane cinema europeo.
Ecco, dunque, “Class Enemy”, recentemente candidato al Lux, il premio del Parlamento Europeo, e già applaudito alla 70.a Mostra del Cinema di Venezia (Settimana Internazionale della Critica). Ecco, dunque, un debutto davvero potentissimo che, sotto il segno della Tucker Film, raggiungerà i cinema il 9 ottobre. E sarà lo stesso Bi›ek, iniziando dalla conferenza stampa romana del 1° ottobre (Casa del Cinema), ad accompagnare le uscite italiane di Class Enemy.
Slovenia, oggi. Un liceo come tanti. Una classe come tante. Una quotidianità come tante. Ma è davvero tutto così ordinario, così regolare? È davvero tutto così tranquillo, sotto la patina di normalità? Basta l’arrivo del nuovo professore, il durissimo Robert (uno straordinario Igor Samobor, superstar del cinema sloveno), per innescare un violento corto circuito: didattico, prima, e umano, poco dopo, quando la tragica morte di una studentessa devasta gravemente gli equilibri. Il dolore dei ragazzi si traduce in rabbia e la rabbia, alimentata da interrogativi esistenziali troppo difficili da affrontare, si traduce in caccia: caccia al colpevole, caccia al nemico. Una scorciatoia emotiva che impatta, fatalmente, contro il nuovo professore: il colpevole perfetto, il nemico perfetto. Come finirà la guerra? Cosa porterà e quanto costerà, a ciascuno, quell’atto di cieca ribellione?
«L’incomunicabilità – spiega Bi›ek – è sicuramente il nucleo, il detonatore di “Class Enemy”. L’eruzione vulcanica che poi mette a nudo le paure e le frustrazioni nascoste sotto la pelle della società. Mi sembra importante poter parlare, attraverso l’arte cinematografica, di temi che riflettano sia il contesto nazionale che quella mondiale». E ancora: «La rivolta degli studenti contro il sistema scolastico, simboleggiato dal severo professore, è l’immagine riflessa dello scontento globale, che sfrutta ogni motivo per ribellarsi contro le norme vigenti». Rivolta e ribellione, del resto, non sono certo parole estranee al lessico quotidiano di Bi›ek, come dimostra anche la recentissima esperienza al Festival del Cinema Sloveno di Portorose: con una scelta radicale che ha causato molto rumore, infatti, la Giuria presieduta da Bi›ek ha premiato il cortometraggio di un giovanissimo studente all’interno di una competizione che mette a confronto lunghi, corti e documentari tutti insieme in gara.
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