Con “Anna” Luc Besson ritrova “Nikita” in un action movie dal sapore retrò

Su Prime Video una nuova spy story al femminile 30 anni dopo 

classico d’autore

Dai tempi di “Nikita” (era il 1990) il cinema di Luc Besson non è cambiato poi tanto. Le ossessioni sono le stesse di un tempo: metti una pistola in mano a una ultra-femme e trasformala in un’eroina sexy capace di tutto. “Anna” non è che una nuova declinazione di quel modello. La protagonista (Sasha Luss) stavolta è una biondissima e statuaria ragazza russa che trova nel Kgb una chance di riscatto. Fisico da modella e sangue freddo, Anna possiede tutte le doti del killer, ma questa non è la vita che desidera. Non per sempre almeno. La sua ambizione infatti è una libertà che dovrà conquistare con astuzia e a colpi di pistola. Le missioni, sempre più pericolose e audaci, la portano oltre cortina, dove le sue abilità non passano inosservate alla Cia, che le propone di fare il doppio gioco. Senza famiglia, divisa tra diverse identità (sintetizzate nella metafora della matrioska) e con il cuore che batte per due uomini, Anna dimostra di avere fegato e cervello. Besson conferma l’immutata fiducia nel format che da decenni è il suo marchio di fabbrica: quello di un action movie all’europea, ludico e pulp con note fetish, contaminato nel linguaggio dal fumetto e con un’eroina femminile come centro nevralgico del racconto. Non raffinato e neppure troppo al passo coi tempi, ma decisamente spassoso. E in un periodo così difficile, puniti anche dalla privazione della sala, rinunciare a un giocattolo come questo significa arrendersi all’egemonia del cinema “da tinello”, cui l’era Covid inesorabilmente ci condannerà. Tutto sommato godiamone, finché ce n’è.



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