Con Coleman il jazz entrò nel manicomio

Morto il musicista americano che nel 1974 tenne uno storico concerto a Trieste

NEW YORK. È morto a Manhattan il sassofonista Ornette Coleman, uno dei più grandi innovatori nella storia del jazz e considerato il padre del Free Jazz. Il suo cuore ha smesso di battere ieri mattina. Aveva 85 anni.

Coleman era nato a Fort Worth, Texas, nel 1930. Autodidatta, all’età di 14 anni aveva già imparato a suonare il sax e a leggere e scrivere musica. Un anno dopo formò la sua prima band ma a causa dei problemi razziali di quegli anni fu costretto a lasciare il Texas. All'inizio degli anni Cinquanta si trasferì a Los Angeles, ma le sue idee erano considerate troppo d’avanguardia e le possibilità di esibirsi in pubblico erano molte ridotte. A Los Angeles conobbe però alcuni musicisti che condividevano le sue idee rivoluzionarie rispetto al jazz: i trombettisti Don Cherry e Bobby Bradford, il contrabbassista Charlie Haden, i batteristi Billy Higgins e Ed Blackwell.

All'indomani dell'uscita del suo album di debutto, “Something else”, pubblicato nel 1958, i critici si resero conto che Coleman aveva dato il via a una nuova stagione del jazz. Coleman modificò radicalmente la forma del jazz: il suo stile ribaltava le tradizionali convizioni armoniche, ritmiche e melodiche e il risultato finale era un nuovo stile ribattezzato "free jazz". Tra il 1959 e la fine dei Sessanta Coleman realizzò, in parte per la Atlantic e in parte per la Blue Note, più di quindici album subito acclamati dalla critica e oggi considerati dei classici del jazz.

La sua attività era proseguita per tutti gli anni Novanta. Nel settembre 2006 aveva pubblicato un album live intitolato “Sound grammar”. Il disco ha vinto nel 2007 il Premio Pulitzer per la musica. Il suo approccio rivoluzionario al jazz è stato oggetto di controversie e critiche, anche feroci. Oggi il suo contributo allo sviluppo della musica moderna è universalmente riconosciuto.

A Trieste lo lega un ricordo che è diventato quasi leggenda. Perché lui tenne un concerto il 15 maggio del '74 quando a San Giovanni, nel manicomio di Trieste, aveva preso forma la rivoluzione voluta da Franco Basaglia che qavrebbe cancellato gli ospedali psichiatrti dalla faccia dell’Italia. Il musicista ricordava l’evento così: «It was really very unique, molto speciale. Non mi ero mai trovato in un ambiente così particolare. Non avevamo la minima idea di chi potesse esserci in quell'ospedale, ci siamo trovati fra tanta gente di tutti i tipi e certo non avresti potuto dire, guardandoli in faccia, questo è malato e questo no».

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