Concita De Gregorio ritrova il lessico familiare

Ha avuto molto successo, negli ultimi mesi, il libro di Michele Serra, Gli sdraiati (Feltrinelli), un'indagine dolceamara sul pianeta adolescenza condotta da un padre che si è posto di fronte a un figlio sempre più incomprensibile. Nel volume “Un giorno sull'isola” (Einaudi, pagg. 110, Euro 14,50), invece, ha scelto una strada diversa Concita De Gregorio: mettersi non davanti al figlio quindicenne, ma piuttosto accanto a lui, che infatti è diventato a pieno titolo coautore dell'opera.
Lorenzo, come spesso accade ai suoi coetanei, è piuttosto parco di parole con la madre, risponde a monosillabi alle sue domande, ha un proprio mondo dal quale sembra voler escludere i genitori.
Eppure, scomparso il nonno, cioè il padre della De Gregorio, il ragazzo ricorda qualcosa. Un gioco, che nelle lunghe estati su un'isola, quando la canicola era insopportabile, nonno e nipote conducevano nel fresco dello studio della casa di vacanze.
È il gioco più antico del mondo, quello di raccontare storie, in un singolare esperimento di scrittura creativa.
Un gatto e un corvo (all'inizio animali parlanti, poi, man mano che la malattia del nonno avanza, creature dal più profondo significato simbolico), preti solleciti, signore che all'improvviso si chiudono in un inspiegabile mutismo, vicende fantasiose e un po' surreali, improntate a un originalissimo realismo magico. Una storia - come si esprime Lorenzo - "di vita, di morte, soprattutto di scelte".
È il lessico familiare di una narrazione che va ricostruita a memoria, perché i vecchi fogli su cui quelle vicende erano state scritte non si trovano più. Ma l'autrice può aiutare il figlio, non solo perché della scrittura ha una pratica quotidiana, ma anche perché, sollecitata dal ragazzo, ricorda che anche a lei il padre, quando era bambina, raccontava favole molto simili a quelle rievocate da Lorenzo.
I due, madre e figlio, si mettono dunque al computer, per comporre un libro a quattro mani che è anche un modo per stabilire un contatto, oltre che per recuperare, attraverso il ricordo, la presenza di chi non c'è più. Per Concita De Gregorio si è trattato forse di continuare, sebbene con un diverso tono e con una diversa modalità, il discorso inziato l'anno scorso in un libro incentrato sul dolore per la morte del genitore, Così è la vita. Imparare a dirsi addio (Einaudi). Per Lorenzo è stata, probabilmente, la scoperta di una nuova possibilità di espressione e di prospettiva sull'età adulta a cui si sta affacciando.
Roberto Carnero
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