Corvi, pappagalli e canarini sanno contare e ricordare
il saggio
Chi non ha mai avuto a casa un canarino? Osservando quel piccolo uccello dondolarsi su un trespolo e ascoltando il suo canto, che Darwin chiamava l'analogia più vicina al linguaggio, nessuno avrà mai pensato che sia più intelligente di noi. Ma ora Jennifer Ackerman, giornalista scientifica americana, comincia a insinuarci qualche dubbio. Per farlo ha scritto un voluminoso libro, “Il genio degli uccelli” (La nave di Teseo, 621 pagg., 24 euro), nel quale analizza corvi, pappagalli, passeri, fringuelli, piccioni e cinciallegre per chiedersi chi è andato più avanti nella scala dell'evoluzione, noi esseri umani o loro, gli uccelli? La risposta sembrerebbe scontata, ma attenzione, l'evoluzione ha a che fare non tanto con il progresso, quanto con la sopravvivenza. Riguarda cioè la capacità di imparare a risolvere i problemi nel proprio ambiente naturale, una cosa che gli uccelli fanno bene, e da parecchio tempo. Se esistono da più di cento milioni di anni ci sarà un motivo. Intanto, a differenza dei loro cugini estinti, i dinosauri, gli uccelli sono sopravvissuti perché hanno saputo far fronte ai cambiamenti climatici. Il loro adattamento all'ambiente è passato attraverso lo stratagemma di diventare più piccoli, quindi più leggeri e perciò in grado di perfezionare la loro caratteristica principale, il volo. Quanto al cervello, gli uccelli hanno messo a punto un'architettura neurale totalmente diversa da quella dei mammiferi ma, almeno per certi versi, altrettanto sofisticata. Gli uccelli apprendono, risolvono problemi nuovi e inventano soluzioni originali per quelli vecchi. Fabbricano e utilizzano strumenti, contano, imitano i comportamenti dei loro simili, ricordano dove mettono le cose. Posseggono modalità di conoscenza che vanno al di là della nostra comprensione; ad esempio sanno anticipare l'arrivo di un temporale o trovare la strada per un luogo dove non sono mai stati prima, o imitare con precisione i canti complessi di centinaia di altre specie. Secondo la Ackerman il loro tocco di genialità è la capacità che hanno di cogliere l'ambiente circostante, comprendere le cose e scoprire come risolvere i problemi. In una cittadina inglese, nel 1921 le cince acquisirono la capacità di aprire i tappi di cartone delle bottiglie di latte lasciate al mattino davanti alla porta delle case, per raggiungere lo strato di panna in cima. Una trentina di anni dopo questo trucco era diffuso in diverse località tra l'inghilterra, il Galles e l'Irlanda: le cince si erano passate l'informazione. Ma c'è di più. Gli uccelli sono più simili a noi di quanto si potrebbe pensare. Le ricerche sul genoma di quarantotto uccelli dimostrano che nel cervello di uomini che imparano a parlare e di uccelli che imparano a cantare c'è un'attività genica simile. Così, chi l'avrebbe detto, per capire come impara e ricorda il nostro cervello bisogna studiare il nostro canarino. —
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