Crozzoli in giuria alla Berlinale

Andrea Crozzoli, direttore dell'associazione Cinemazero di Pordenone e da molti anni collaboratore de “Il Piccolo”, è uno dei membri della giuria della sezione "Panorama" della 67° Berlinale, scelto come rappresentante della Cicae (Confédération Internationale des Cinémas d'Art et d'Essai). In questa sezione, la direzione artistica del festival fa confluire le novità delle produzioni indipendenti e Art-house.
Quella di Crozzoli, alla Berlinale, è una presenza ormai assidua. La prima volta al festival, come lui stesso ricorda, risale al 1982, anno in cui portò personalmente a Berlino una copia dei "Sopralluoghi in Palestina" per il Vangelo secondo Matteo di Pasolini.
«Avevamo due copie - ricorda Crozzoli - ma una delle due fu smarrita dal corriere che doveva portarla in Spagna. Così quando mi chiamarono dalla Berlinale la settimana seguente, richiedendomi la copia superstite, dissi subito che o la portavo di persona per riprendermela subito dopo la proiezione o non se ne faceva nulla. Accettarono e mi mandarono subito il biglietto aereo. Da quella volta è diventata una consuetudine, hanno continuato a invitarmi e io non ho mai perso un'edizione».
Dall'82 a oggi il festival è molto cambiato - ricorda - «c'era ancora il muro e questo era un "festivalino", i giornalisti accreditati italiani erano una decina, ci si conosceva tutti. Grazzini, Kezich, Zangrando… Andavamo tutti a cena a un ristorante sotto la casa di Bertold Brecht e facevamo gruppo con i cineasti italiani. Mi ricordo di Nanni Moretti, molto preoccupato per l'accoglienza de "La messa è finita" dopo che Liliana Cavani era stata contestata per "Interno berlinese", un'altra edizione in cui Gina Lollobrigida era presidente di giuria e la volta in cui intervistai Sergio Leone che usciva con "C'era una volta in America"». «Dopo la caduta del muro - prosegue - i primi cambiamenti. La sede principale del festival era lo Zoopalast, una sala di dimensioni tutto sommato ridotte. Dopo l'89 sono cominciati i primi spostamenti, prima alla Haus der Kulturen der Welt, struttura costruita dagli americani dentro un parco, poi, nel 2000, è stato inaugurato il quartiere disegnato da Renzo Piano e il Berlinale Palast. All'inizio eravamo tutti spaesati». «Mentre in termini di programmazione - conclude - Berlino ha sempre avuto un asse spostato all'Europa del Nord e dell'Est, e nonostante tutti i cambiamenti ha sempre mantenuto la vocazione all'impegno politico, sociale e di genere».
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