Da Arco, la pittura di Segantini crea un sinergia con il mondo

Viene inaugurato oggi nella città trentina un nuovo progetto che è stato curato da Alessandra Tiddia per il Mag: vuole valorizzare l’artista morto nel 1899
Di Fabio Cescutti

Chi ha avuto la fortuna di salire il sentiero nel sottobosco che porta al Museo Segantini di St. Moritz disegnato dall'architetto Nicolaus Hartmann e aperto nel 1908, per commemorare il pittore italiano che visse e lavorò in Engadina negli ultimi cinque anni, morendo prematuramente a quarantuno sullo Schafberg, comprende quanto la Svizzera abbia a cuore l'arte e i musei. E vedendo "La vita - La natura - La morte", l'immenso trittico dipinto su quelle montagne è ovvio pensare al rapporto dell'Italia con i propri maestri. Alla libreria Saba di Trieste, del cui futuro in loco da tempo si discute, che sarà internazionalizzata dall'Expo di Milano dove verrà riprodotta su pannelli da un'idea di Vittorio Sgarbi. Diciamo questo pensando a terre poco lontane da noi, ovvero la natia Arco di Segantini. Ebbene proprio Arco, toccata dagli ultimi sospiri dell'aria mediterranea mediati dall'acqua e dal vento che lambiscono le rive del vicino Lago di Garda, riannoda la storia che aveva portato uno dei cittadini più illustri del trentino a Milano, soprattutto in Brianza dove lavorò a lungo prima di sublimarsi nel Cantone dei Grigioni.

Il Trentino non è nuovo a interessanti operazioni culturali come la Casa d'Arte Futurista Depero a Rovereto, la nuova sede del Mart su progetto dell'architetto Mario Botta aperta nel 2002 e il recente Muse a Trento, Museo delle Scienze firmato nel 2014 da Renzo Piano. Casa Depero è l'unico museo fondato da un futurista che ne cura personalmente ogni dettaglio e muore nel 1960 poco dopo l'apertura. Nel gennaio 2009 in occasione del centenario del Futurismo il Mart, dopo un complesso restauro firmato dall'architetto Renato Rizzi, recupera le zone originali progettate dall'artista completandole con due nuovi livelli dove sono esposti a rotazione alcuni dei circa tremila oggetti lasciati alla città fra dipinti, disegni, tarsie in panno, grafiche e giocattoli. Ma interessante è sottolineare un concetto. Se Casa Depero (parte integrante del Mart) si fonda su un grande lascito, il lavoro creato ad Arco muove, invece, da una grande intuizione basata su un nucleo limitato di opere.

Con il progetto Segantini e Arco il Mag vuole, infatti, valorizzare la città come centro segantiniano al quale dal 2012 dedica uno spazio. La Galleria Civica dove oggi alle 18 si inaugura il nuovo allestimento, integrato da una rilevante sezione interattiva su iniziativa del Museo Alto Garda, pone il luogo natale dell'artista in rapporto con una rete costituita dalle più importanti istituzioni che conservano opere di Segantini. Il progetto Mag è ideato da Alessandra Tiddia, capo curatrice al Mart di Rovereto. Mart che da poco ha trovato in Gianfranco Maraniello il nuovo direttore. Ha alle spalle una lunga presenza alla guida del Mambo di Bologna ed è stato scelto fra 128 candidature. Mart che fra l'altro ha appena allestito un percorso con cento capolavori attraverso due sezioni cronologiche: Una moderna classicità e "Canonecontemporaneo".

«Siamo partiti con il richiamare e organizzare alla fruizione le varie documentazioni segantiniane di tre enti: Mag, Mart e Biblioteca civica Emmert a cui speriamo si aggiungeranno altre voci», spiega la storica dell'arte Tiddia, che ha mosso i primi passi a Trieste. La consultazione da parte del pubblico in forma gratuita avviene grazie alla tecnologia del touch screen. Accanto alla ricostruzione virtuale ci sono però quadri e disegni veri provenienti dal Mart, dal Comune di Arco e dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento che dialogano con tele e sculture di artisti contemporanei di Segantini: Andrea Malfatti, Eugenio Prati, Bartolomeo Bezzi, Vittore Grubicy il gallerista che divenne anche pittore.

Fra le opere del maestro un “Autoritratto all'età di vent'anni”, piccolo olio dipinto fra il 1879 e il 1880. E ancora “Il campanaro”, “Natura morta con cacciagione” acquistata dal Mart nel 2004 con una sottoscrizione pubblica indetta dall'Associazione Arte per il Mart. I lavori in Trentino sono purtroppo quantitativamente scarsi, ma Arco oggi mette in collegamento i musei del mondo che presentano il pittore nelle collezioni: Rovereto, Milano, St. Moritz, Adelaide, Roma, San Francisco, New York, Oxford, Cambridge, Praga, Tokyo e via dicendo. Il visitatore può interrogare la mappa cercando i quadri per città, anno, titolo, può consultare le “landing page” dei musei che li conservano, zoomare, ingrandire le opere, creare una sua selezione e inviare questi dati a sé o a amici attraverso una pagina di condivisione.

È, invece, ricca la parte documentaria, a partire dall'archivio del suo mecenate e gallerista Vittore Grubicy conservato al Mart, costituito anche dalle fotografie commissionate allo studio Pagliano e Ricordi di Milano e dalle cartoline fatte stampare dallo stesso Grubicy cui l'artista teneva in modo particolare in quanto partendo da queste riproduceva il soggetto per un disegno o lo rielaborava. Non solo, egli stesso aveva lavorato da ragazzino in uno studio fotografico a Borgo Valsugana.

Segantini nato nel 1858 ad Arco, nonostante il nomadismo culturale, mantiene un'attenzione costante verso il Trentino tanto da inviare nel 1896 un disegno per sostenere la popolazione di Tione dove c'era stato un grande incendio e devolvere l'eredità materna ai poveri della sua città natale. La morte prematura dell'artista impedisce la tanto desiderata visita in Trentino e forse l'arrivo di depositi o donazioni.

Il museo di Arco è un segno e un simbolo di valorizzazione culturale che intende promuovere e collegare al mondo il luogo di nascita del pittore. Lo stesso concetto di rete, rivolta a coinvolgere il pubblico navigando in contenitori specializzati, potrebbe valere a Trieste per Leonor Fini e Leo Castelli, tanto per fare alcuni nomi.

Da Arco a St. Moritz intanto il passo è breve. In un attimo arriviamo sullo Schafberg dove Segantini muore nel 1899 lasciando incompiuta “La Natura”, tela del “Trittico delle Alpi”, le eterne montagne che dominava dalla sua capanna, oggi rifugio alpino, che hanno accompagnato e assecondato la sua vita.

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