Da Nilla Pizzi a “Volare” non erano solo canzonette in quell’Italia inquieta
Un abbraccio storico-musicale lungo quasi una trentina d’anni. Le prime immagini ritraggono Nilla Pizzi, perché si parte dall’alba del decennio Cinquanta. Ma le braccia spalancate iconiche, che segnano all’inizio e alla fine il tracciato della narrazione espositiva, sono quelle di Domenico Modugno, vincitore a Sanremo con “Volare”, e di Paolo Rossi, marcatore e a sua volta vincitore del Mondiale calcistico in Spagna nel 1982. In questo febbraio dedicato dal Dopoguerra alla liturgia sanremese, ecco una pioggia di anniversari: uno, particolarmente triste, ricorda che sessant’anni fa, il 3 febbraio 1960, perdeva la vita in un incidente stradale Fred Buscaglione, voce inconfondibile che si confrontava ironica con mode e modelli di oltre Atlantico, tra pupe e whisky. Ma «Non erano solo canzonette», come del resto intitola la mostra che a Bologna, a palazzo Belloni fino al 12 aprile, non intende essere un’iniziativa di mera rievocazione canora, perchè vuole fare il punto - spiega il comunicato - sui «25 anni che hanno rivoluzionato tutti gli aspetti sociali, etici ed economici del nostro Paese». Dove la musica restituisce memorie e atmosfere di una nazione che vive una modernizzazione politico-culturale repentina, talvolta drammatica, quasi sempre poco governata. Contraddizioni visibili già nel periodo apparentemente gioioso del boom economico: elettrodomestici, pubblicità, Carosello, città trasformate dall’incremento demografico e dal mattone fanno però i conti con le migrazioni interne e con latenti tensioni sociali che poi esploderanno tra gli anni Sessanta e Settanta. Il sottofondo musicale della mostra rimbalza da Mina a Sergio Endrigo, dal Celentano di via Gluck a Little Tony, dalle lacrime sul viso di Bobby Solo alla città vista da Giorgio Gaber, mentre Lucio Battisti interpreta “Un’avventura”. Da lì a poco “Contessa” di Paolo Pietrangeli scorterà la stagione dell’ideologia, mentre i cantautori, da De Andrè a Guccini, scoperchiano il vaso di Pandora di una società che in famiglia, a scuola, sul lavoro elabora nuovi comportamenti. Dal ’68 ai primi anni ’80 si passa dalla piazza alle radio libere fino alle discoteche: titoli di coda con “Splendido splendente” di Donatella Rettore. Due curiosità: Palazzo Belloni è pochi passi dalla storica federazione bolognese del Pci in via Barberia, assediata nel 1977 dalla nuova sinistra degli “indiani metropolitani”. Ed è residenza della famiglia Monti Riffeser, editrice del “Carlino” e della “Nazione”. —
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